E' partita da Bruxelles la lettera che l'Italia aspettava e che, entro venerdì, dovrà essere oggetto di risposta, per evitare che Bruxelles possa azionare una procedura d'infrazione nei confronti di Roma. Non era una sorpresa, perché il governo se l'aspettava e con buona probabilità avrà avuto modo e tempo di preparare una risposta che avrà necessità di essere convincente per evitare sanzioni importanti. La lettera porta la firma del vice presidente Valdis Dombrovskis e del commissario agli affari monetari Pierre Moscovici. Il destinatario è naturalmente il Ministro dell'Economia Giovanni Tria, ma di fatto si tratta di una missiva che coinvolge il premier Conte e tutto il suo esecutivo.

All'Italia viene contestato il nuovo aumento di debito pubblico, maturato tra il 2017 ed il 2018.

Si rischia una procedura per eccesso di debito

Sotto il profilo strettamente tecnico-politico la situazione assomiglia a quella che si ebbe alla fine del 2018. L'Italia, prima di approvare la finanziaria, ha rischiato di andare allo scontro con l'Ue, che non era d'accordo con l'idea dell'innalzamento del debito per finanziare misure come Quota 100 e reddito di cittadinanza. Anche oggi come allora si rischia che la Commissione Europea possa suggerire al Consiglio Europeo quella che sarebbe una clamorosa procedura per eccesso di debito. Ovviamente si tratterebbe di passaggi che avrebbero un decorso molto lungo, ma che una volta maturate le decisioni che comproverebbero una sorta di "dolo" del governo italiano, con riferimento non solo a questo esecutivo, l'Italia potrebbe incorrere in sanzioni molto pesanti da pagare e quantificabili in miliardi di euro.

La risposta personale di Salvini è già arrivata

Subito dopo il grande successo elettorale relativo alle europee, Matteo Salvini aveva ammesso che, da un momento all'altro, sarebbe arrivata una lettera da Bruxelles. Il Ministro dell'Interno aveva annunciato la predisposizione al dialogo, a patto che dalla Commissione Europea non fosse arrivato l'ordine di nuovi tagli all'economia e conseguenti nuovi pesi per le tasche degli italiani.

Non è ancora chiaro cosa accadrà, ma quello che è certo è che l'attuale Commissione Europea è a fine mandato. Con buona probabilità questo significa che un'eventuale procedura d'infrazione verrebbe condotta da personalità subentrate a quelle presenti attualmente e non è da escludere che il nuovo corso non possa avere una nuova metodologia di approcciarsi alla questioni economiche dei paesi comunitari. L'Italia, che dovrà comunque rispondere entro venerdì 31 maggio, conta anche su questo per sbrogliare una matassa che, eventualmente, può farsi intricata.