Il primo risultato concreto del nuovo scontro accesosi nel governo tra M5S e Lega è stato l’annullamento della presentazione, prevista per il pomeriggio del 9 luglio, del primo censimento nazionale dei centri antiviolenza. Protagonisti della ormai mancata conferenza stampa sarebbero dovuti essere il Ministro leghista della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, e il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega alle Pari Opportunità, Vincenzo Spadafora del M5S. A poche ore dall’evento, Spadafora ha pensato bene di rilasciare un’intervista al quotidiano Repubblica in cui, oltre ad esporre i dati riguardanti la violenza sulle donne, si è lasciato scappare alcune frasi che hanno scatenato una bufera politica nella maggioranza.

Il leader leghista Matteo Salvini è stato in pratica accusato di essere uno dei responsabili della presunta “deriva sessista” in atto in Italia. E dimostrazione lampante sarebbero i suoi attacchi sguaiati alla capitana della Sea Watch Carola Rackete. Il Ministro dell’Interno, per tutta risposta, lo ha invitato a dimettersi se lo ritiene opportuno.

Le accuse di Vincenzo Spadafora a Matteo Salvini

Le frasi incriminate pronunciate da Vincenzo Spadafora che rischiano di aprire un nuovo scontro nel governo formato da M5S e Lega, sono contenute in un’intervista a Repubblica dal titolo apparentemente inoffensivo. ‘Quelle 33mila donne in fuga dalla violenza’, titola il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.

Ma già nel sottotitolo, dove si riporta l’aumento delle risorse per i centri antiviolenza, scatta il campanello d’allarme. “L’Italia è più sessista e Salvini dà il cattivo esempio, questo il virgolettato attribuito al Sottosegretario pentastellato. Nel prosieguo dell’intervista della giornalista Maria Novella De Luca, Spadafora denuncia la presunta “deriva sessista” in atto nel nostro Paese e si chiede polemicamente come si possa riuscire a “contrastare la violenza sulle donne, se gli insulti alle donne arrivano proprio dalla politica, anzi dai suoi esponenti più importanti?”.

A sostegno della sua tesi Spadafora tira fuori come esempio le offese pronunciate da Matteo Salvini nei confronti di Carola Rackete, “definita criminale, pirata e sbruffoncella”. Epiteti che avrebbero “aperto la scia dell’odio maschilista contro la capitana”, soprattutto sui social network.

La risposta del leader della Lega: ‘Vada a fare altro nella vita’

Accuse che, come si può ben comprendere, non potevano restare a lungo prive di replica. E, infatti, a stretto giro di posta, Matteo Salvini, impegnato a sua volta in una conferenza stampa in Sicilia, al Cara di Mineo (il centro di accoglienza ora chiuso), risponde per le rime all’alleato Spadafora. Sollecitato da un giornalista che gli chiedeva se avesse letto i giudizi pronunciati su di lui dal Sottosegretario M5S, il capitano leghista è sembrato cadere dalle nuvole. “Avrei dato il via all’odio maschilista? - risponde sorpreso e indignato - E cosa sta a fare il Sottosegretario? Sta al governo con un pericoloso razzista, maschilista?

Fossi in lui mi dimetterei. Non ritenendomi né razzista, né maschilista non ho nulla da dire su delle scemate del genere. Però, fossi in lui il problema è suo, se vuole si dimetta e vada a fare altro nella vita. Ci sono delle ong che lo aspettano”.