Matteo Salvini riesce, nel bene e nel male, a restare sempre ben al centro dell’attenzione mediatica. L’ultima trovata del suo spin doctor Luca Morisi è stata quella di farlo partecipare, da protagonista, direttamente nella consolle riservata ai deejay, ad una festa organizzata dal Papeete Beach, noto stabilimento balneare di Milano Marittima, sulla riviera romagnola. Le immagini del Ministro dell’Interno che, mentre sorseggia un cocktail a torso nudo, fa scatenare una folla di giovani al ritmo di musica dance, hanno fatto il giro del mondo in pochi minuti.

Una scena che ha fatto bruciare di indignazione le opposizioni politiche che contestano al capitano leghista il fatto di essersi fatto immortalare in un atteggiamento poco consono mentre sul palco del Papeete risuonavano le note dell’inno nazionale italiano composto da Goffredo Mameli e le cubiste semi svestite dimenavano le loro forme provocanti. Una circostanza che ha mandato su tutte le furie anche alcuni rappresentanti della Difesa che contestano a Salvini l’inopportunità delle sue azioni.

Tre militari criticano Matteo Salvini, il generale Ceravolo: ‘L'inno si suona solo in determinate occasioni’

Sono tre i militari di alto grado, raggiunti dall’agenzia di stampa Adnkronos, ad esprimere tutto il loro sdegno e la loro disapprovazione nei confronti di Matteo Salvini, improvvisato deejay al Papeete Beach sulle note dell’inno di Mameli.

Il primo a parlare è il generale di brigata Francesco Maria Ceravolo, il quale al momento ricopre il ruolo di Presidente del Cocer Difesa. Secondo Ceravolo l’inno nazionale italiano può essere suonato esclusivamente “in determinate circostanze ben previste dal protocollo” e, soprattutto, “con il dovuto atteggiamento”, la cui mancanza viene evidentemente contestata al Ministro dell’Interno.

Il tenente colonnello Paglia: ‘Inno non è una strofa che si canta prima delle partite di calcio’

Ancora più duro del generale Ceravolo si dimostra il tenente colonnello Gianfranco Paglia, insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare per essere stato ferito durante una missione in Somalia nel 1993. “Certe scene disturbano e io non avrei permesso mai una cosa del genere” - va subito al punto Paglia il quale afferma fieramente di credere nelle “parole scritte nell’inno” che non può essere considerato solo come la “classica strofa che si canta prima dell’inizio di una partita di calcio”.

L’inno di Mameli, secondo Paglia, è “pieno di simboli” e, insieme alla bandiera tricolore, rappresenta tutti gli italiani. Insomma, il suo è un richiamo alla “sobrietà” della Politica, evidentemente venuta meno nel caso di Matteo Salvini al Papeete.

Il generale Mario Arpino: ‘Mi meraviglio di tutto tranne che di Salvini’

L’ultimo uomo in grigioverde e mostrine a dire la sua sulla scena di Matteo Salvini al Papeete è l’ex Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Mario Arpino. “Mi meraviglio di tutto tranne che di Salvini - attacca il generale - ci ha abituato a colpi di scena che al popolo piacciono”. Arpino mette in guardia sul fatto di aspettarsi di tutto da oggi al giorno delle elezioni ma, allo stesso tempo, si dice meravigliato dalla risonanza mediatica concessa a questa vicenda che non fa altro che rendere “simpatico” il leader della Lega. Insomma un “linciaggio” mediatico che non ottiene altro effetto se non quello di portare “acqua al suo mulino”.