La nascita del governo tra M5S e Pd, guidato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è ormai in dirittura di arrivo. Dopo il plebiscito degli iscritti pentastellati su Rousseau in senso favorevole all’accordo con i dem, manca solo la presentazione della lista dei Ministri al Quirinale da parte di Conte e il successivo voto di fiducia nelle aule parlamentari. Chiuse anche le polemiche che hanno accompagnato la votazione sulla piattaforma online di Davide Casaleggio, con opinionisti del calibro di Vittorio Feltri convinti che Rousseau rappresenti una specie di “imbroglio organizzato”.
Chi, al contrario, esulta per il varo ormai alle porte del governo Conte 2 è Marco Travaglio. Il direttore del Fatto Quotidiano verga un editoriale sul suo giornale in cui, oltre a bacchettare le folte schiere dei critici del M5S, esulta nuovamente per l’inaspettata uscita di scena da Palazo Chigi di Matteo Salvini, paragonandola a quellla di Silvio Berlusconi nel 1994. Paragone mutuato da un vecchio articolo del suo maestro Indro Montanelli.
Marco Travaglio se la prende con i colleghi giornalisti per le critiche al M5S
Gongola visibilmente Marco Travaglio per la schiacciante vittoria dei sì all’accordo tra M5S e Pd (quasi l’80%) piovuti sulla piattaforma Rousseau. I suoi strali, contenuti nell’editoriale di mercoledì 4 settembre, sono indirizzati tutti verso i suoi colleghi giornalisti rei, a suo modo di vedere, di essersi indignati a causa di quella che viene definita ironicamente la “barbara usanza” dei pentastellati di chiedere il parere dei propri iscritti tramite Rousseau “su una quisquilia come le alleanze di governo”.
Anche lui, ovviamente scherzando, si dice sdegnato come loro perché “chissà dove andremo a finire” se dovesse passare la pratica che le forze politiche consultino i loro militanti prima di una decisiva scelta politica. Un po’ quello che già accade con la Spd in Germania, fa notare il direttore del Fatto, che chiama in causa il suo milione e mezzo di iscritti addirittura via posta, comunicando i risultati dopo ben due settimane, mica come il M5S che, tra le critiche, ci ha messo solo un’ora e un quarto.
Voto su Rousseau truccato? Si chiede Travaglio. Mai quanto le primarie del Pd dove si recano ai gazebo “pure i non iscritti, perlopiù cinesi e nordafricani”.
Travaglio contro Salvini come Montanelli contro Berlusconi
Allo scopo di offrire un paragone tra l’appena dimesso Matteo Salvini e il suo nemico di sempre Silvio Berlusconi, a Marco Travaglio torna alla memoria un vecchio editoriale dal titolo ‘Finalmente!’, firmato da Indro Montanelli su La Voce in data 23 dicembre 1994.
In quell’occasione, il suo maestro di giornalismo prese carta e penna per offrire il suo punto di vista sulla caduta del governo Berlusconi I. “Finalmente B. ha chiuso il proprio ciclo”, scriveva senza troppi preamboli Montanelli. “Sono quasi otto mesi che si parla solo di lui”, proseguiva Indro, Insomma, “altro che ‘Duce sei tutti noi!’. Per otto mesi Berlusconi è stato tutti noi più di quanto il Duce lo sia stato in vent’anni”. Un giudizio tranchant che Travaglio trasferisce dal fondatore di Forza Italia al capitano della Lega. “Finalmente ci siamo liberati di questa ossessione”, puntualizzava poi Montanelli mettendo le mani avanti per il futuro ancora incerto. Ma, nonostante i dubbi, concludeva, “ci si consenta di assaporare, delibare, esalare, urlare a pieni polmoni questo sospirato liberatorio finalmente!”. Considerazioni che Travaglio non fatica affatto a trasferire da Berlusconi a Salvini.