Gianluigi Paragone non è ancora ufficialmente un ex, ma ha già il dente avvelenato nei confronti dei suoi compagni del M5S. Ospite giovedì scorso, 3 ottobre, nello studio di Piazzapulita, il talk show di La7 condotto da Corrado Formigli, l’ancora senatore pentastellato si è tolto diversi sassolini dalla scarpa. Non è certo la prima volta, del resto, che Paragone punta il dito contro la scelta del Movimento di formare un governo filo europeista con il Pd di Nicola Zingaretti e, dopo la scissione, anche con Italia Viva di Matteo Renzi. L’ex conduttore de La Gabbia ne ha per tutti.

La prima sua vittima è il capo politico Luigi Di Maio, che non avrebbe più il potere di una volta e sarebbe stato quasi costretto ad assecondare la svolta a sinistra imposta da Beppe Grillo. Ma è lo stesso governo Conte, con il suo Premier, a finire sul banco degli imputati perché, con una rapida giravolta, sarebbe passato dal sovranismo di Salvini al neoliberismo dell’Ue, rappresentata in Italia dal Pd.

Gianluigi Paragone rottama Di Maio

Chi decide oggi nel M5S? È ancora il capo politico Di Maio?”, chiede Corrado Formigli, non senza una punta di malizia, al suo ospite Gianluigi Paragone durante l’ultima puntata di Piazzapulita. “Oggi Di Maio non decide come poteva decidere un anno fa - questa la risposta decisa del senatore - sta di fatto cercando di gestire un qualcosa che è nato nella testa di Beppe Grillo e che comunque era molto voluta dai gruppi parlamentari”.

Insomma, Di Maio ‘vittima’ di un Movimento del quale Paragone ora avverte un “addomesticamento al sistema”.

‘Beppe Grillo sbaglia ad allearsi col Pd’

Dopo aver sistemato Di Maio, Gianluigi Paragone sposta il mirino contro colui il quale viene ritenuto il vero responsabile di quanto accaduto. “Beppe Grillo sbaglia ad allearsi con il Pd perché - Paragone attacca il fondatore del M5S - da un governo con una tesi, se pur sovranista, passa ad un governo europeista e in mezzo non c’è niente.

Per me il Movimento può anche andare a formare questa grande coalizione di centrosinistra, riformista - aggiunge polemicamente - però in mezzo ci deve essere un luogo, a un tempo lo avremmo chiamato un congresso, dove ti presenti agli elettori con una piattaforma e a quel punto tutto diventa cristallizzato. Ma se tu passi da una tesi A ad una tesi B con lo stesso Premier e in mezzo non c’è nulla, io mi sento di rivendicare quello per cui ho fatto la campagna elettorale.

Non sono mai stato filo europeista - rivendica con orgoglio Paragone - sono contro il neoliberismo, penso che il Pd sia la penna italiana del neoliberismo. Rivendico il diritto di esporre la mia tesi, anche se sbagliata. Insensato da parte mia arrivare ad un voto di fiducia ad un governo diverso, quasi opposto per molti versi”.

Paragone profeta di sventura per il governo Conte

Passando a parlare del futuro del governo Conte Due, Gianluigi Paragone si dice convinto che “questo governo non avrà vita lunga, o comunque non coinciderà con la fine della legislatura. La legislatura finirà - sentenzia - ma questo governo potrebbe durare meno del previsto perché i due forti protagonisti, che sono Giuseppe Conte e Matteo Renzi, vogliono giocare la partita sullo stesso campo che è quello tradizionalmente definito centrale: il famoso centro. Quindi uno dei due deve per forza accoltellare l’altro. E in questo Renzi è più bravo di Conte”.