In casa grillina non si fa in tempo a festeggiare la vittoria per l'approvazione della riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari, che subito si pone in essere una nuova e aspra discussione incardinata sul malcontento di circa trenta deputati e senatori affiliati del Movimento Cinque Stelle, pronti a schierarsi contro il loro capo politico, Luigi Di Maio. Una tale tensione deriva non soltanto dalle perplessità circa la norma approvata ieri sulla riduzione di 345 parlamentari, bensì anche dall'opposizione per quanto riguarda l'alleanza con il Partito Democratico, in vista delle elezioni regionali in Calabria.

E' questo il tema affrontato dall leader pentastellato e dal segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, durante una cena di lavoro tenutasi nella serata di ieri.

I dissensi

La "Carta di Firenze", seguita dalla "Carta di Catanzaro" sono i documenti attraverso i quali trova piena espressione la contrarietà di almeno una trentina di dissidenti grillini, tra parlamentari e attivisti, pronti a fare le scarpe al loro leader, Luigi Di Maio. Tra le varie motivazioni si adduce il fatto che l'attuale Ministro degli Esteri abbia troppi poteri e che, all'interno del Movimento, ci sia poca democrazia. Si aggiunga altresì il dato di fatto, a giudizio dei dissidenti sopra citati, di una sorta di protagonismo di Davide Casaleggio: è lui che prende le decisioni su tutti ed è a lui che andrebbe sottratta, secondo quanto si legge nel documento stilato a Firenze, la proprietà della piattaforma Rousseau.

Trattasi di un'alleanza innaturale, secondo i 90 attivisti firmatari della Carta di Catanzaro e invocanti "Il voto online per tutti i candidati del Movimento Cinque Stelle alle prossime elezioni regionali calabresi".

Cena Di Maio-Zingaretti

A margine di una cena di lavoro tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, si è discusso della possibile e probabile alleanza tra le due compagini politiche non solo in Umbria, ma anche in Calabria, regione per la quale i due politici, al momento, non sono riusciti a trovare un candidato comune.

E se da un lato, i democratici, come Dario Franceschini, sono a favore di una tale alleanza, dall'altro i pentastellati spingono per non cedere. Richieste che, tuttavia, sembrerebbero non essere accolte, in quanto i passi di Di Maio andrebbero proprio in direzione del segretario democratico. Tra i grillini sfavorevoli a questa alleanza e che, peraltro, reclamano un ritorno alle origini, emerge quella di Nicola Morra, presidente della commissione antimafia.

Il vertice tra il Ministro degli Esteri e Nicola Zingaretti ha avuto luogo proprio nel giorno in cui la deputata Dalila Nesci ha nuovamente rilanciato, su Il Fatto Quotidiano, la volontà di presentare la propria candidatura come presidente in Calabria, nonostante Luigi Di Maio abbia già manifestamente espresso la propria contrarietà.

Pronti alla scissione

A cena sì, ma con la consapevolezza "di maioista" che in casa grillina regna il caos, che porta i nomi di Luigi Gallo, Giuseppe Brescia, Andrea Colletti, Riccardo Ricciardi e Sebastiano Cubeddu. La votazione sulla riforma del taglio dei parlamentari, sulla quale gravava la minaccia di trenta dissidenti, ha fatto il suo corso naturale, dato il numero quasi irrilevante di assenze pentastellate.

Eppure, gli animi sono tutt'ora incandescenti: è infatti prevista una cena per riorganizzare le pedine "scissioniste".

Ma le preoccupazioni non sono finite. Infatti, un ulteriore grattacapo per il leader del Movimento Cinque Stelle è quello riguardante la votazione dei capigruppo, che potrebbe registrare delle difficoltà tanto alla Camera, con Francesco Silvestri, che gode dell'endorsement di Riccardo Ricciardi, quanto al Senato, con Danilo Toninelli, che potrebbe avere un riscontro tutt'altro che positivo da parte dei suoi "amici di viaggio".