Bruno Vespa, giornalista istituzionale della Rai ed ex direttore del Tg1, è su tutte le furie. Non grida al complotto, ma poco ci manca: ritiene che la decisione dei vertici Rai di sospendere, almeno per questa settimana il suo storico programma Porta a Porta, che va in onda in seconda serata su Rai1, sia "gravissima e pretestuosa".

Sono molte le trasmissioni sia Rai che Mediaset sospese o mandate in onda senza pubblico in applicazione al decreto del presidente del Consiglio dei ministri di contenimento del contagio da Coronavirus. Nel caso specifico, la questione è un po' diversa: la decisione di interrompere Porta a Porta, forse fino al 18 marzo, è stata presa dopo che il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, è risultato positivo al Covid 19.

Era stato ospite nello studio di via Teulada mercoledì scorso.

L'annuncio di Vespa in una nota stampa

Ad annunciare lo stop al programma attraverso una nota stampa inviata alle più importanti agenzie nazionali, è stato proprio il diretto interessato. Vespa si è definito un soldato abituato da sempre a rispettare le decisioni dell'azienda. Stavolta, questa, gli pare inaccettabile, specie in un momento in cui c'è bisogno che il servizio pubblico garantisca l'informazione, e ha spiegato le sue ragioni, ricostruendo cosa è accaduto negli ultimi giorni di repentini cambiamenti.

Il quattro marzo, è stato ospite a Porta a Porta Nicola Zingaretti, poi risultato positivo al Covid 19. I primi sintomi di positività al virus, li ha manifestati lo scorso sabato.

Vespa ha dichiarato che per fugare le ansie diffuse tra i lavoratori Rai, si è sottoposto volontariamente al tampone e "come era prevedibile", è risultato negativo. il presidente della Società italiana di Pneumologia, ordinario nell'Università Cattolica, professor Richeldi, gli ha rilasciato un certificato di buona Salute e asintomaticità.

Il giornalista ha anche consultato il professor Ippolito, direttore generale dello Spallanzani di Roma. Ippolito gli ha riferito che il rischio contagio si limita a chi nelle 48 ore precedenti, e non 72 come nel suo caso, sia venuto in contatto con la persona infetta, per più di mezz'ora e a meno di un metro di distanza. Circostanza che Vespa esclude nel suo caso, per cui non vede plausibile un motivo sanitario allo stop del programma.

Vespa attacca il sindacato Rai

Per l'ex direttore del Tg1, insomma, l'episodio di Zingaretti sarebbe stato solo un pretesto, mentre le ragioni per sospendere Porta a Porta sarebbero altre. Vespa punta il dito, in particolare, contro l'Usigrai, il sindacato giornalisti della Rai. Secondo lo storico conduttore, la direzione generale, nel prendere la decisione, avrebbe tenuto conto del parere di Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai che da sempre considererebbe Porta a Porta "un abuso". Tutto ciò, darebbe un sapore politico al provvedimento.

Vittorio Di Trapani, aveva dedicato al caso due post molto critici sulla sua pagina Facebook. In essi, si è domandato come abbia fatto Vespa a farsi fare il tampone risultando negativo al test.

"Anche in questi momenti ci sono alcuni più uguali degli altri?", ha scritto Di Trapani. Non gli risulta che esista una procedura volontaria: i tamponi sono decisi dal Servizio Sanitario Nazionale secondo un preciso protocollo che non riguarda gli asintomatici. Il segretario Usigrai, in nome della tutela della salute pubblica, ha invitato Vespa a dare il buon esempio, standosene tranquillo in quarantena a casa, come tutti coloro che sono venuti a contatto con Zingaretti durante la registrazione di Porta a Porta del 4 marzo scorso. "Abbiamo bisogno di essere credibili e seri sempre, ora ancora di più".

Vespa, la nota ufficiale della Rai

E' di ieri pomeriggio la nota ufficiale della Rai. Nel comunicato, l'azienda riferisce di aver applicato una disposizione di carattere prudenziale che riguarda tutti i dipendenti Rai che siano stati a stretto contatto con soggetti positivi al coronavirus nei propri studi, quindi anche a chi ha lavorato alla realizzazione della puntata di Porta a Porta registrata lo scorso 4 marzo.

Nella nota, viene dichiarata la fiducia della Rai nelle capacità professionali di Bruno Vespa: a riprova di ciò, il fatto che per assicurare la copertura sull'emergenza sanitaria, al giornalista sia stata affidata venerdì scorso la prima serata corale sul coronavirus 'l'Italia unita ce la farà". Infine, si rende noto che la decisione è stata presa dai vertici di viale Mazzini in maniera del tutto "autonoma e indipendente" e ispirata solo a un criterio prudenziale. Vespa non ha risposto, ma aveva fatto sapere nelle ore precedenti di aver anche chiesto di condurre la puntata da casa sua ma gli è stato negato il permesso. Usigrai e Federazione nazionale della stampa in una nota congiunta hanno scritto che Vespa non deve cercare presunti complotti, perché la realtà è molto più semplice, Anche i giornalisti, come tutti i cittadini, sono uguali davanti alle regole e tenuti a rispettarle per senso civico, ora più che mai.