Il 25 aprile si celebra in Italia la Festa di Liberazione dal nazifascismo. Quest’anno i festeggiamenti per il 75° anniversario si svolgono ovviamente in forma ridotta a causa dell’emergenza sanitaria. Ma le istituzioni, con il testa il Presidente della Repubblica, hanno comunque voluto sottolineare l’importanza di questa giornata. “La Liberazione è la nostra forza, tutti insieme oggi come allora possiamo farcela”, ha dichiarato Sergio Mattarella nel corso del suo messaggio agli italiani. Convinzione condivisa dalla maggior parte dei cittadini, anche se c’è anche chi contesta questa visione.

È il caso di Diego Fusaro, il pensatore marxista e sovranista che punta il dito contro i suoi connazionali, accusati di non aver capito il vero significato del 25 aprile.

Diego Fusaro cita Nietzsche per criticare il 25 aprile

In apertura di un video pubblicato su Youtube sabato 25 aprile, Diego Fusaro cita la seconda delle Considerazioni Inattuali di Friedrich Nietzsche per chiarire la concezione del termine ‘storia’ da parte del filosofo tedesco. L’uomo ha bisogno della storia “per la vita e per l’agire”, questa la teoria nietzschiana. Insomma c’è necessità di una “storia critica” che guardi al passato come “giacimento inesauribile di insegnamenti” validi ancora nel tempo presente. Bisogna invece stare attenti alla cosiddetta “storia monumentale” che si chiude in una interpretazione agiografica del passato, precludendosi così la possibilità di agire nel “presente”.

Dunque, secondo Nietzsche, ripreso da Fusaro, non bisognerebbe fossilizzarsi nella commemorazione del passato innalzandolo a “oggetto di culto permanente”.

La ‘lezione imperitura del 25 aprile’ secondo Fusaro

Fatta questa premessa, Fusaro ritiene che ci si dovrebbe rapportare alle celebrazioni del 25 aprile in maniera più critica.

Insomma, le generazioni presenti dovrebbero “apprendere da chi lottò contro la repressione e i soprusi” allo scopo di fare in modo che “quella lezione torni a inverarsi” ogni volta che riprendano forma proprio “repressione e soprusi”. Questa è, secondo il filosofo, la “lezione imperitura del 25 aprile”.

E, invece, sottolinea, succede troppo spesso che la Festa di Liberazione “venga celebrata con i fasti della storia monumentale”.

La “paradossale conseguenza” di questo modo di fare è il fatto che molti di coloro che la celebrano “accettano con ebete letizia i nuovi soprusi e le nuove violenze che popolano il nostro presente travagliato”.

‘Chi canta a squarciagola Bella Ciao non ha capito nulla della Liberazione’

Per Fusaro quelli che festeggiano il 25 aprile “quanto più cantano a squarciagola Bella Ciao, tanto più rivelano di non aver appreso nulla dalla storia della Liberazione”, presentandosi addirittura come “complici della violenza e della repressione” che invece dovrebbero combattere con tutte le loro forze. Secondo Fusaro “l’apice della più abietta subalternità” si è raggiunto qualche anno fa quando chi cantava Bella Ciao appoggiava anche l’Unione europea, consideratala “versione economica” della stessa violenza contro cui presero le armi i partigiani.

Oggi, invece, secondo lui non servirebbe a nulla cantare Bella Ciao contro un “fascismo immaginario”. Insomma, il concetto di “antifascismo” viene utilizzato come un “alibi per giustificare la loro piena adesione al nuovo fascismo della civiltà dei mercati”. Il pensiero di Fusaro va anche a quanti “canteranno Bella Ciao reclusi in casa”, mentre l’esercito “blinda le strade”, i droni “sorvegliano le loro teste” e una app controllerà “ogni movimento”.

Per concludere, secondo lui le persone che oggi festeggiano il 25 aprile “urlano contro il fascismo e insieme accettano il nuovo ordine mondiale” reso ancora più forte dall’emergenza economica e sanitaria.