"Non ci potevo credere". Con un commento particolarmente ruvido Nicola Porro si è espresso a caldo sulla conferenza stampa di Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio ha annunciato, a partire dal 4 maggio, un leggero allentamento del lockdown. Gli italiani continueranno a dover rispettare misure restrittive finalizzate al contenimento del contagio, potendo beneficiare solo di qualche libertà in più. Uno scenario che genera la forte critica del giornalista sia per i termini con cui si è espresso il premier, sia perché secondo lui per certe disposizioni occorrerebbe un mandato del Parlamento e non affidarsi a semplici decreti.
Porro ricorda che Conte è stato nominato e non eletto
A non aver convinto Nicola Porro ci sono i termini con cui si è espresso il premier. In particolare Conte ha urtato il giornalista per aver usato espressioni del tipo "Noi consentiamo" e "noi permettiamo". Parole che il conduttore di Quarta Repubblica non ha gradito per essere state espresse da un presidente del Consiglio che, a suo avviso, "non è stato eletto da nessuno" e che ha ironicamente etichettato come "avvocato del popolo", come lui stesso si era definito. "La libertà non è a disposizione del presidente del Consiglio". Porro poi ha fatto un paragone con quelle che, qualche mese fa, furono le dichiarazioni di uno dei leader dell'opposizione rispetto alla possibilità di acquisire un maggiore potere grazie al consenso e a un eventuale mandato elettorale degli italiani.
"Se penso - ha ricordato Porro - a ciò che gli italiani hanno detto per i pieni poteri di Salvini, mi vengono i brividi".
Conte invita l'opposizione a svegliarsi
Tra le misure disposte dal nuovo decreto c'è quello di consentire lo svolgimento di cerimonie funebri con un numero limitato di persone. Disposizione che non trova l'approvazione di Nicola Porro.
"Al mio funerale - ha tuonato - voglio più di quindici persone, non voglio un presidente del Consiglio che dica che non permettono di andare in più di quindici persone. Non voglio un comitato tecnico scientifico che decida che io non posso andare nella mia chiesa o nella mia moschea".
Il giornalista pone l'accento sul fatto che le restrizioni che l'Italia sta avendo, non stanno contraddistinguendo nessun altra regione del mondo pur dovendo convivere con i medesimi problemi sanitari derivanti dalla pandemia.
"Non posso - ha proseguito - pensare di vivere nell'unico paese al mondo, nell'unico paese del mondo, in cui il regime degli spostamenti è limitato, neanche in Cina".
Tornando al 'verbo' consentire, Porro ha inteso recapitare un messaggio al premier: "Siamo noi che consentiamo che tu sia ancora il Presidente, tu rappresenti la nostra Costituzione e tu la stai violando in ogni istante".
Il conduttore di Quarta Repubblica si è poi rivolto ai leader dell'opposizione a portare la questione nelle camere. "Smettetela - ha tuonato - di cagarvi sotto e dite chi è che ha deciso questa cosa qua". "Questa roba qua, questa continua violazione delle nostre libertà - ha chiosato Porro - deve essere votata dal Parlamento".