I numeri legati al contagio e all'occupazione delle terapia intensive sono in calo, ma quella con il Coronavirus è una guerra ancora in corso. Non mancano, infatti, nuovi focolai e la necessità di restare in guardia. Fatti e prospettive su cui si è soffermato Ranieri Guerra. ll direttore aggiunto dell'Oms e infettivologo ne ha parlato in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Guerra sottolinea che il coronavirus è rimasto uguale

Al momento attorno all'evoluzione dell'epidemia si fanno diversi ragionamenti. I numeri, soprattutto in Italia, non sono quelli di marzo ed aprile.

Ci sono, però, dei campanelli d'allarme che, secondo Ranieri Guerra, non devono essere sottovalutati. Un esempio è rappresentato dallo sviluppo di nuovi focolai a Roma. Secondo il funzionario dell'Organizzazione Mondiale della Sanità alcuni episodi avvenuti nella Capitale rappresentano la certificazione del fatto che il virus non ha visto calare il suo potenziale di contagiosità. "Non ha - evidenzia - nessuna intenzione di mollare la presa e di attenuarsi di sua volontà". A suo avviso questo sarebbe il segno del fatto che il virus non abbia in alcun modo variato la sua struttura. "Non c'è - prosegue - nessun segnale di questo tipo e chi ritiene sia così deve rivedere le sue posizioni".

Coronavirus: San Raffaele di Roma caso tipico secondo Guerra

Al momento quello che sta emergendo dai casi di Roma è che le strutture sanitarie continuerebbero ad essere luoghi dove il rischio contagio sarebbe alto. "Basta poco - evidenzia Guerra - per accendere un focolaio perché un unico caso è sufficiente ad amplificare la diffusione rapida su persone fragili, non protette".

Quanto avvenuto, ad esempio al San Raffaele della capitale, viene associato dal direttore aggiunto dell'Oms a quanto avvenuto con il primo focolaio italiano, a Codogno. Ciò che, però, è cambiato la preparazione nel fronteggiare il problema. "Ora - specifica l'infettivologo - abbiamo gli strumenti per intercettarlo e circoscriverlo, a febbraio eravamo impreparati".

In particolare segnala come in precedenza non si potesse contare su un sistema in grado di tracciare immediatamente l'eventuale diffusione del contagio. Oggi, invece, il modus operandi adeguato sarebbe consolidato ed efficace. Guerra ha, inoltre, messo in chiaro che questi campanelli d'allarme sono prevedibili. Il dato di fatto su cui basare qualsiasi considerazione, a suo avviso, è che il virus circola di meno, ma continua da esserci. Gli strumenti a disposizione dei cittadini per evitare che il peggio possa tornare restano sempre quelli legati al distanziamento sociale. Chiaro l'invito alla collettività a recepire piccoli allarmi come quelli provenienti da Roma. Guerra non ha mancato, però, di mettere in evidenza che non è, al momento, immaginabile una seconda ondata di grado di sortire effetti devastanti come la prima. La capacità di gestione acquisita dovrebbe, infatti, favorire l'individuazione e la circoscrizione di eventuali focolai.