La movida dovrà attendere. Il governo ha annunciato che le discoteche non potranno riaprire fino al 14 luglio, a dispetto di quanto era emerso, invece, nei giorni scorsi in cui si ipotizzava che le sale da ballo avrebbero riaperto i battenti già dal 15 giugno (in un primo momento solo quelle all'aperto). Tuttavia, il Dpcm consente alle Regioni di decidere autonomamente di aprire prima. Alcune tra queste, infatti, come la Liguria, hanno già fatto sapere che permetteranno la riapertura alle discoteche prima del termine previsto dal decreto di governo.

"Il governo prevede che discoteche e locali da ballo ripartano dal 15 luglio, ma consente anche alle regioni di farlo in anticipo, cosa che abbiamo intenzione di fare", ammette il governatore ligure, Giovanni Toti, in una diretta Facebook dopo la conferenza con le regioni. "Domani sentiremo le altre regioni per trovare una data coerente, omogenea e ragionevole per tutti alla luce dei dati epidemiologici – ha aggiunto il governatore – certamente la Regione Liguria non aspetterà fino al 15 luglio, perché quei locali sono parte integrante della nostra offerta turistico ricreativa".

Ad aprire subito saranno invece i cinema e i teatri

Il premier Giuseppe Conte, nella sera dell'11 giugno, ha firmato il nuovo decreto che consente l'accesso alle sale cinematografiche e teatrali laddove venga assicurato il rispetto della distanza minima di un metro tra il pubblico e il limite dei 1.000 posti a sedere negli spazi aperti e 200 in quelli chiusi.

Si tratta di una serie di disposizioni che hanno sollevato critiche tra gli esperti del settore. Secondo il presidente dell'Associazione dell'Industria Cinematografica (Anica) Francesco Rutelli, quella del governo è una decisione “incomprensibile, che impedirà la riapertura della maggior parte delle sale, che in Italia sono più di 4.000".

L'impatto della pandemia da Covid-19 ha infatti rappresentato un duro colpo per l'industria del settore: solo nelle sale si calcola che siano andati persi oltre 30 milioni di euro. Al pari del settore dell'intrattenimento, slitta al 25 giugno anche la riunione per la pratica degli sport amatoriali di squadra come il calcio, la pallacanestro e la pallavolo, ma sempre nelle Regioni in cui le autorità sanitarie confermano la quasi assenza del rischio di crescita della curva epidemiologica.

Il turismo europeo

Il decreto governativo stabilisce inoltre che fino al 30 giugno agli italiani è fatto divieto di uscire dall’Unione Europea e dalla zona Schengen, eccezion fatta che per comprovate esigenze lavorative, urgenze o motivi di Salute. Lo stesso dicasi per i turisti di altri continenti che vogliano soggiornare in Italia, mentre gli europei stanno già iniziando ad arrivare a partire dall’apertura delle frontiere avvenuta il 3 giugno scorso. “È meraviglioso vedere Roma vuota, ci stanno trattando benissimo” afferma Jennifer, turista statunitense residente in Germania, giunta nella Capitale la scorsa notte. Lei e i suoi amici sono stati gli unici stranieri a visitare la Fontana di Trevi.

“Il virus non ci spaventa” aggiunge Jennifer, “crediamo che l’Italia abbia gestito molto bene la pandemia”.

Le autorità non escludono una seconda ondata di contagi in autunno

Il primo ministro ha firmato l’ultimo decreto in un giovedì in cui si sono registrati 379 contagi, il numero maggiore dell’ultima settimana. Dal 5 giugno, con 518 casi non c’erano stati tanti casi di persone infettate. “È possibile che con il ritorno del freddo, verso la fine dell’autunno e durante l’inverno possa esserci una crescita della curva dei contagi”, così ipotizza il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli; “È evidente che tanto nel nostro paese ed ancor più in altri continenti il virus circola, basti pensare ai dati del Brasile, dell’America Latina o dell’India.

È fondamentale farsi trovare preparati per gestire una possibile seconda ondata, anche se non credo che questa possa avere la stessa intensità della prima” ha aggiunto. La maggior parte dei nuovi casi, 252, si registrano in Lombardia, la regione più colpita del Paese, con la provincia di Bergamo a fare da epicentro.