Guido Bertolaso torna a parlare di coronavirus. Lo fa ospite della trasmissione 105 Friends di Radio 105. L'ex capo della Protezione Civile, oggi consulente della Regione Umbria per l'emergenza Covid, parla da addetto ai lavori. Segnala criticità che sembrano, a suo avviso, derivare dall'impreparazione con cui l'Italia si è approcciata a questa seconda ondata pandemica. Un'eventualità che, a suo avviso, doveva essere prevista. Ha parlato, in particolare, di "grossi problemi negli ospedali". Tra i riferimenti fatti ci sono quelli legati all'impossibilità di ricoverare pazienti con "patologie ordinarie" nei nosocomi catalogati come "sporchi" in ottica "Covid".

Scenari per i quali, a suo avviso, bisogna prendere atto del fatto che qualcuno ha sbagliato.

Bertolaso spiega la criticità degli ospedali

Guido Bertolaso di emergenze se ne intende. Da medico e da dirigente di lungo corso della Protezione Civile, è stato chiamato negli ultimi tempi da diverse regioni a fare da consulente nella strategia anti-Coronavirus. L'ospedale in Fiera a Milano e il Covid Center nelle Marche sono i segnali concreti della sua opera di coordinamento. Oggi, però, a suo avviso, la situazione nel Paese è tutt'altro che ottimale. "Diciamo - ha spiegato - che è una situazione molto seria per quello che riguarda il sistema sanitario nazionale. Abbiamo grossi problemi negli ospedali, sono sotto stress medici e infermieri che stanno facendo un lavoro splendido.

Abbiamo problemi al 118 e checché ne dica qualcuno abbiamo grossi problemi nelle terapie intensive".

Non fa nomi Bertolaso, ma pochi giorni fa il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus Domenico Arcuri aveva segnalato come non ci fosse un grado di saturazione allarmante delle terapie intensive. Quella di Bertolaso è, però, un'altra chiave dl lettura.

"Se c'è un malato di Covid - spiega - in un reparto di rianimazione con quattordici letti, gli altri tredici letti non possono essere utilizzati per altre patologie. Sennò ci sarebbe una drammatica contaminazione ed è motivo per il quale molti ospedali d'Italia oggi ricoverano solo Covid. Non possono ricoverare altre patologie, essendo ospedali Covid.

Questo è un grosso problema".

Gli anziani restano una delle categorie a maggiore rischio se esposte al Covid. Il problema delle residenze per anziani sembra tornare attuale in questi giorni, come nella prima ondata. "Se gli ospedali - spiega l'ex capo della Protezione Civile - sono strapieni e ho una Rsa con cento anziani, 50 dei quali sono malati di Covid impossibile da portare in ospedali strapieni, il rischio è che muoiano nelle Rsa come sta accadendo".

Coronavirus: per Bertolaso ci sono responsabilità precise

Secondo Bertolaso questo non sarebbe dovuto accadere. "Se la prima volta - spiega - poteva essere comprensibile perché era un'epidemia inaspettata, quelli che oggi dicono che la seconda ondata non potevamo prevederla stanno dicendo una grossa balla.

Dovevamo prevederla".

"Bastava - attacca l'ex capo della Protezione Civile - avere un po' di esperienza in epidemie. Io ho fatto quella di ebola in Africa qualche anno fa. Bastava vedere la storia della Spagnola che ammazzò più gente nella seconda onda. C'è qualcuno che ha sbagliato a programmare, a pianificare, a organizzare il Paese per questo periodo".

Dalle strutture sanitarie si leva un grido d'allarme relativo alla mancanza di risorse umane per governare l'emergenza. Anche in questo caso Guido Bertolaso vede del dolo da parte di chi non ha operato in maniera adeguata. "In Italia - precisa abbiamo una classe medica e di infermieri straordinaria e abbastanza numerosa. Se, durante l'estate, si fosse fatto un piano di precettazione o di organizzazione in tutti gli ospedali d'Italia, in modo da essere pronti in autunno per questa seconda ondata, grandi problemi in alcune regioni non li avremmo avuti".

Covid: Bertolaso non vede un Natale da tranquillità

Oggi Bertolaso, come detto, lavora in Umbria. Lì si sta già iniziando a lavorare in funzione della terza ondata. "Se qualcuno pensa - spiega - che a Natale saremo tutti belli e tranquilli e liberi dal Covid, sbaglia. Bisognerà per febbraio e marzo essere pronti ad una terza ondata. Anche perché purtroppo l'altra cosa bizzarra di questo nostro paese è che l'anno scorso in questo periodo tutti erano stati vaccinati contro l'influenza. Quest'anno sarebbe stato fondamentale fosse ancora così, invece meno del 50% di quelli che dovrebbero essere vaccinati lo sono. Questo è un problema che si andrà ad aggiungere al drammatico problema dell'epidemia da Covid".