Il timore di una nuova forte ondata, la frenesia delle discussioni che accompagnano la stesura di un nuovo Dpcm, l'attesa per i dati epidemiologici e le conseguenti ordinanze del Ministero della Salute. Sono questi gli ingredienti che, periodicamente, accompagnano i cittadini in nome delle restrizioni dovute all'emergenza Coronavirus.
Si rischia, perciò, di rimanere disorientati.
Il dato di fatto è che a partire dal prossimo fine settimana si avrà a che fare con una stretta dipendente dal timore che in Italia si possa arrivare a situazioni complicate come quelle che si vedono in altre parti d'Europa.
L'azione contenitiva del governo si articolerà in due binari. Uno è quello previsto dal Dpcm, l'altro, correlato al primo, è quello delle ordinanze. Quest'ultime porteranno gran parte dell'Italia (il 75% del Paese in zona rossa o arancione) in funzione di quella che è stata la revisione dei parametri che ha reso più facile l'abbandono della zona gialla.
Nuovo Dpcm, cosa succede dal 16 gennaio? Le regole della zona gialla
La prima azione stringente è la revisione di alcune regole che disciplinano la zona gialla. Resta, ovviamente, valido il coprifuoco e il divieto di circolazione dalle 22 alle 5 senza comprovati motivi di lavoro, salute o necessità. Bar e ristoranti nelle poche zone gialle residue potranno continuare ad operare in loco dalle 5 alle 18. Resta il limite massimo di quattro persone a tavolo, a meno che non siano conviventi. La novità è che, però, i bar non potranno più operare con l'asporto dopo le 18. Le attività interessate dal divieto dovrebbero essere quelli individuati con i codici Ateco 56.3 (bar e altri esercizi simili senza cucina) e 47.25 (commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati).
I ristoranti, invece, avranno ancora facoltà di vendere i propri prodotti con l'asporto, così come la consegna a domicilio.
Dpcm: limitazione a spostamenti e non solo
Nel concetto di zona gialla rafforzata irrompe anche il divieto di spostamento tra regioni senza motivi di lavoro, salute o necessità. Si tratta di un provvedimento che era in vigore dal 21 dicembre e che, di fatto, viene prorogato fino al 5 marzo, quando scadrà il Dpcm.
In zona gialla è, inoltre, consentito all'interno dei confini regionali andare a far visita a persone in un'abitazione privata, a patto che ci si muova una sola volta al giorno e al massimo due adulti alla volta. Nel conteggio non ci sono i minori di anni 14 e le persone non autosufficienti.
Nelle seconde case, senza necessità (ad esempio un guasto sopravvenuto e per il minimo tempo indispensabile, non si può andare, qualora esse siano fuori regione.
Ripartono i concorsi e le crociere a patto che vengano rispettate le linee guida. Rimangono, invece, chiuse la palestre e piscine fino al 5 marzo. Resta da capire se si arriverà a consentire lezioni individuali sulla base di possibili nuovi protocolli da parte del Comitato Tecnico Scientifico.
Nelle giornate festive e prefestive stop alle attività non essenziali nei centri commerciali. In quelle sedi possono restare aperte solo farmacia, parmafarcie, generi alimentari, prodotti agricoli, vivaisti, tabacchi edicole e librerie. Solo in zona gialla riaprono musei e luoghi di cultura da lunedì al venerdì.
Stesso discorso per le mostre. L'obbligo di tenere gli ingressi contingentati e di scongiurare gli assembramenti. Ancora chiusi cinema e teatri.
Zone arancioni e rosse: regole ancora più rigide
Tutte quelle che sono le limitazioni in zona gialla sono previste anche dentro le zone arancioni e gialle. Quasi come se si trattasse di una matrioska. Dal giallo al rosso i divieti si aggiungono via via divieti e restrizioni. E si tratta di un discorso non da poco, se si considera che tre quarti d'Italia sarà rossa o arancione.
La stretta sui bar e ristoranti, in questo caso, arriverà per semplice definizione. In entrambi i casi i bar ed i ristoranti sono chiusi, se non per asporto o consegna a domicilio.
Si aggiunge, come in giallo, il divieto di asporto per i bar dopo le 18.
La limitazione agli spostamenti anche in questo caso è evidente. In arancione non si può uscire dal proprio comune, se non per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità. Si può uscire dal comune senza ragioni qualora si viva in un centro con meno di 5000 abitanti e senza poter raggiungere i capoluoghi di provincia.
Ancora peggio va in zona rossa, dove scattano altre chiusure e altre limitazioni. Restano, infatti, chiusi i negozi che non operano in settori merceologici ritenuti di prima necessità e soprattutto non si può uscire di casa senza averne motivo. Si può, però, svolgere attività motoria nei pressi della propria abitazione e attività sportiva nel proprio comune.
Non resta perciò che realizzare quale sarà, a partire dal prossimo 17 gennaio, il colore dalla propria regione e valutare di conseguenza le restrizioni che riguardano il territorio.
Nel nuovo Dpcm è contemplata anche l'ipotesi zona bianca, dove decadono quasi tutte le restrizioni (coprifuoco e limiti ristorazione compresi) a parte le regole basilari: obbligo di mascherina e divieto di assembramento. Tutte le regioni sono però lontane dal traguardo agognato di al massimo 50 casi settimanali ogni 100.000 abitanti.