La Francia è di nuovo nel pieno di una crisi di governo. Il primo ministro dimissionario, Sébastien Lecornu, ha annunciato in diretta TV che la sua missione di consultazione è ufficialmente terminata, gettando la palla, ancora una volta, nelle mani del presidente Emmanuel Macron. Le sue parole, 'Mi fermo qui', segnano la fine di due giorni intensi e inconcludenti, durante i quali ha tentato di trovare una maggioranza o una "piattaforma di azione" per garantire stabilità del Paese.
La notizia, battuta ieri sera (8 ottobre 2025) dai principali media francesi dopo l'incontro all'Eliseo tra Lecornu e Macron, accelera il processo decisionale: il capo dello Stato è ora chiamato a nominare un nuovo primo ministro "nelle prossime 48 ore".
L'urgenza è dettata dalla necessità di presentare una bozza di bilancio entro lunedì.
Missione fallita per Lecornu: la crisi è servita
Le trattative condotte da Lecornu, entrato in carica in sostituzione di Bayrou, sono naufragate principalmente sulla questione della riforma delle pensioni. Il premier dimissionario aveva ricevuto l'incarico di evitare un nuovo scioglimento dell'Assemblea Nazionale, l'unica soluzione che, a detta di molti, potrebbe sbloccare l'impasse politica.
Lecornu ha spiegato a France 2 che "le cose si sono bloccate nella composizione del governo a causa di alcuni interessi di parte" e ha espresso la convinzione che il prossimo esecutivo dovrà essere "una squadra completamente slegata dalle ambizioni presidenziali per il 2027".
Nonostante il fallimento, ha aggiunto che la maggioranza dell'Assemblea non desidera un nuovo scioglimento, lasciando intendere che "un cammino è ancora possibile".
Macron guarda a sinistra per il 'salvagente'
Il vero colpo di scena è l'apertura che Macron sembra pronto a tentare. Sébastien Lecornu, pur essendo espressione del partito presidenziale Renaissance, ha citato esplicitamente la sinistra (in particolare le formazioni non radicali, escludendo quindi La France Insoumise) fra i "diversi gruppi che sono pronti ad accordarsi su un bilancio comune". Questo segnale non è sfuggito agli analisti, che vedono in esso una strategia dell'Eliseo: cercare un appoggio trasversale per approvare la legge finanziaria e scongiurare l'ennesima mozione di sfiducia.
L'ipotesi che il nuovo premier possa essere una figura di apertura o proveniente dalla sinistra moderata non è mai stata così concreta. Se Macron dovesse scegliere un nome da quest'area, si tratterebbe di un tentativo audace di scardinare il blocco parlamentare che ha fatto cadere due governi in pochi mesi.
L'opposizione: ‘Basta scherzi, subito elezioni’
Non tutti sono d'accordo con la strategia dell'Eliseo. Le opposizioni, sia la destra che la sinistra radicale, continuano a chiedere lo scioglimento dell'Assemblea e nuove elezioni legislative. Marine Le Pen, leader del Rassemblement National (RN), ha tuonato che il suo partito "censurerà tutti i governi finché non ci sarà lo scioglimento". Sulla stessa linea, Mathilde Panot, presidente del gruppo parlamentare de La France Insoumise, ha confermato che la sinistra radicale censurerà "qualsiasi governo che continui la politica macronista".
L'estrema destra, pur favorevole alla sospensione della riforma delle pensioni, ha rifiutato di partecipare alle consultazioni di Lecornu, rafforzando l'idea che la sua unica priorità sia il ritorno alle urne.
La situazione è in stallo e la Francia si trova con le ore contate per evitare una crisi istituzionale senza precedenti. Tutti gli occhi sono puntati sull'Eliseo: il nome del nuovo premier è atteso entro domani, venerdì 10 ottobre.