La Polizia di Roma ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in regime di arresti domiciliari nei confronti di due soggetti neofascisti, Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova e Vincenzo Nardulli, esponente di spicco di Avanguardia Nazionale, accusati di aver aggredito due giornalisti della testata giornalistica L'Espresso lo scorso 7 gennaio al cimitero del Verano, sito sempre nella Capitale. Si tratta di Federico Marconi, giornalista, e il fotografo Paolo Marchetti. Quel giorno, intorno alle ore 14:30, i due vennero accerchiati da un gruppo di persone, tra i quali figuravano anche Castellino e Nardulli, e vennero colpiti con schiaffi e calci.

Al Verano si stava celebrando il memoriale della strage di Acca Larentia, avvenuta il 7 gennaio 1978. Si tratta di un pluriomicidio a sfondo politico avvenuto proprio a Roma, in cui vennero colpiti a morte due giovani attivisti del "Fronte della Gioventù", Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, i quali rimasero uccisi davanti la sede del Movimento Sociale Italiano.

Episodio ha suscitato indignazione del mondo politico

Da ogni parte politica, nell'occasione dell'aggressione ai giornalisti, il gesto degli aguzzini venne condannato. Linea dura venne espressa anche dal ministro dell'Interno, nonché leader del Carroccio, Matteo Salvini, il quale dichiarò che ogni violenza deve essere punita in maniera esemplare.

I cronisti stavano facendo solamente il loro lavoro, riprendendo la manifestazione, per cui probabilmente dovevano fare un servizio. I colleghi però sono stati brutalmente aggrediti, e i malfattori gli avrebbero anche minacciati di morte se non avessero consegnato loro le riprese, con frasi tipo "ti sparo in testa". La Digos di Roma, che ha indagato sul caso, avrebbe quindi accertato che i due cronisti furono accerchiati e successivamente aggrediti.

Memoria di un episodio assurdo

La strage di Acca Larentia, questo il nome con cui il fatto di cronaca è conosciuto nel gergo giornalistico, si verificò nel pieno degli anni di piombo. Nel corso di tutti questi anni, la stessa amministrazione cittadina ha manifestato la ferma volontà di voler intitolare una strada o una piazza alle vittime rimaste uccise in quel folle agguato.

Nel 2012 è stata anche modificata la targa commemorativa apposta sulla lapide delle vittime, sostituendo la scritta "assassinati dall'odio comunista e dai servi dello Stato" con quella più mite che recita "vittime della violenza politica".