Un nuovo spettro s'aggira per l'Europa:non si tratta della parodia del Manifesto di Marx, ma piùconcretamente dell'esistere di 'superbatteri' che potrebberocancellare in breve tempo secoli di storia della medicina. E'l'allarme lanciato niente poco di meno che dal Centroeuropeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, notiziapubblicata di recente per la rivista scientifica Lancet,secondo il quale l'abuso di farmaci, ed in particolare degliantibiotici, può generare un accrescimento della resistenza deibatteri ai principi attivi farmaceutici tale da renderliimmuni ad una qualsiasi azione farmacologica.

E' un rischio concreto,di cui la scienza e la medicina sono consapevoli, essendo laresistenza dei batteri ai farmaci, come già insegnò Flemmingideatore degli antibiotici, una natura intrinseca al loro stessoesistere. L'abuso di farmaci da parte della popolazione mondiale haquindi l'effetto paradossale di azzerare ogni sviluppo della medicinanella lotta agli agenti patogeni, essendo questi microrganismi ingrado non solo di 'riconoscere' i principi farmaceutici che necontrastano l'azione, ma anche di 'attivare' degli enzimi che inquanto tale li renderanno immuni ad un qualsiasi farmaco. Insostanza, più l'azione dei farmaci s'accresce, più s'incrementa laresistenza dei batteri al principio attivo.

"Quanto più ifarmaci si consumano, tanto più i batteri sono in grado di evolversiper resistere. In passato, infatti, lo sviluppo dei farmaci andava dipari passo con l'evoluzione dei microbi" scrive per LancetJohn Watson, vice ispettore delsistema sanitario inglese, che poi aggiunge: "Sono circa 35 milionigli antibiotici prescritti ogni anno dai medici in Inghilterra.

Sonopreoccupato, se vado in ospedale per una protesi d'anca, ottengo un'infezione che mi porta maggiori complicazioni e magari la morte,semplicemente perché gli antibiotici non funzionano più come accadeora".

La resistenza deibatteri all'azione dei farmaci, accresciuta negli ultimi decennidall'abuso sin qui perpetrato dei farmaci, non è faccenda di pococonto; c'è il rischio concreto, informa la comunità scientifica, diun 'crollo' della medicina e, dunque, di un'impennata dei tassi dimortalità legati ad infezioni batteriche paragonabile allecondizioni sanitarie del XIX-XX secolo.

"I tassi di mortalità da infezionibatteriche potrebbero tornare a quelli dei primi anni del 20°secolo", afferma per Lancet Sally Davies, capo medico ufficiale perl'Inghilterra. Se infatti la resistenza dei batteri all'attività deifarmaci dovesse continuare a crescere, le conseguenze, anche da unpunto di vista sociale, sarebbero drammatiche: molte delle attivitàsanitarie che rappresentano oggi una 'conquista' per l'uomo, comeinterventi chirurgici, trapianti d'organi, cure oncologiche, normaliattività di profilassi, sarebbero a quel punto impossibili, coninevitabili conseguenze nefaste per la Salute pubblica e peri suoi costi.

"Se andiamo in una fase post- antibiotica, potremmoscoprire che le persone con la polmonite non saranno più curabilicon un antibiotico", la sentenza che Peter Swinyard, presidentedell'Associazione medici di famiglia inglese, pronuncia per ilettori.

Se non si vuole dunque arrivare ad unsimile scenario, è necessario sin da ora, spiegano gli esperti, fareleva su nuovi modelli di educazione sociale capaci di informare piùcorrettamente sui vantaggi e sui rischi che un'assunzione prolungata, ed insensata, dei farmacicomporta, ma anche uniformare a questo cambiamento tutte le altrerealtà che costruiscono la 'nostra società', come una miglioreigiene delle strutture sanitarie, prevenendo così la diffusione deibatteri, nuovi farmaci alternativi agli antibioci prodottidall'industria farmaceutica, e, sopratutto, come afferma PeterSwinyard, "abbiamo più bisogno di istruzione".