Matheryn Naovaratpong è una bambina thailandese che mai avrebbe voluto balzare agli onori della cronaca. Dichiarata morta lo scorso 8 gennaio, oggi è ospitata nel centro di crioconservazione Alcor, in Arizona. Ibernata, in attesa di cure. Schedata come paziente numero 134, la piccola Matheryn è la più giovane paziente mai trattata, la 134esima nel mondo e la prima proveniente dall'Asia.

Comunemente nota come ibernazione, si chiama crioconservazione l'operazione mediante la quale il corpo e il cervello vengono conservati a -196°C. Per un costo di 200 mila dollari, è la tecnica cui si rivolgono quanti non si rassegnano ad un destino certo, alla fine della propria vita o di quella dei propri cari.

La speranza è che, un giorno, laddove il presente non garantisce cure per il male da cui si è stati colpiti, il futuro possa aver aperto le porte alla scienza, alla medicina, alla tecnologia. E, possibilmente, avere la possibilità di svegliarsi dal sonno e guarire.

Nel caso della bambina thailandese, la decisione è stata presa dai genitori. Clinicamente morta per un tumore al cervello, la coppia ha scelto di ibernare il corpo di tre anni della piccola nella speranza che la medicina riesca a trovare una cura al tumore. "Questo caso è stato unico da diversi punti di vita, come la determinazione e l'intraprendenza dei genitori di Matheryn a lavorare con noi", dichiarano i titolari del centro americano di crioconservazione, Max More e Aaron Drake.

"La famiglia di Matheryn, che si estende ben oltre sua madre e suo padre, è stata di grande supporto".

Le reazioni suscitate da questa scelta sono state diverse. E queste spesso cambiano sfumature a seconda di ognuno di noi, ma anche di mentalità proprie di ciascuna cultura. Ma la breve storia di Matheryn non è diversa da quella vissuta da molti altri bambini e da tanti altri adulti.

Un ricovero nei reparti di oncologia, la diagnosi di una rara forma di tumore al cervello (l'ependimoblastoma), il ricorso alle attuali tecniche di contrasto della malattia: chemioterapia, radioterapia e interventi chirurgici. Nel caso di Matherhyn, parliamo di ben dodici operazioni.

Ognuno di noi sarebbe portato a pensare che ibernare la propria figlia non costituisca una soluzione al problema.

Ma, forse, dopo averle tentate tutte, la mamma e il papà della piccola thailandese hanno capito che la loro ultima risorsa potesse nascondersi solo nel freddo sonno, in attesa della cura che non c'è.

Questa è la storia di un caso. È la storia di una malattia che si intreccia a temi e questioni che in Italia sollevano sempre una serie di scontri. Si parla di accanimento terapeutico, di crioconservazione e di eutanasia. Scelte squisitamente individuali, da condividere o dissentire. Ma individuali. E, soprattutto, scelte.