Attualmente il trattamento con le statine rappresenta la terapia standard per le malattie cardiovascolari (infarto del miocardio, ictus, angina pectoris), mediante diminuzione del colesterolo LDL, ma più della metà dei pazienti non riesce ad ottenere benefici.In alternativa, si sta cercando di ottimizzare la via di trasporto del colesterolo, mediante aumento dei livelli di colesterolo HDL.

Il primo intervento è stato basato sulla scelta degli alimenti: sostituzione dei grassi saturi (provenienti dalla carne rossa e processata e dal burro), con gli acidi grassi polinsaturi omega 3 e monoinsaturi (pesce, semi oleosi e olio di oliva); consumo giornaliero di alimenti ricchi di fibre (ortaggi e frutta), a basso indice glicemico; diminuzione dei carboidrati ad alto carico glicemico; buon apporto di proteine (1.0 gr/kg di peso corporeo, lievemente superiore ai livelli raccomandati di 0.8 mg).

L’introduzione di alimenti funzionali, approvati dalle agenzie regolatorie, arricchiti di fibre solubili (beta-glucani e psyllium) e fitosteroli, insieme all’attività fisica moderata aerobica hanno migliorato, anche, il profilo lipidico.Questi i dati che verranno pubblicati, in luglio 2016, sulla rivista Current Cardiology Reports.

Fra i fattori che possono influenzare i livelli di HDL e il rapporto tra colesterolo totale e colesterolo buono nel sangue è inclusa infatti l’alimentazione. L’assunzione di acidi grassi trans idrogenati può ad esempio ridurli1. Viceversa, l’assunzione di acidi grassi monoinsaturi è stata associata all’aumento del colesterolo buono, soprattutto quando vengono consumati in sostituzione dei carboidrati. Scopri di più grazie ai consigli del medici del Policlinico "A. Gemelli" nell'iniziativa Viaggio al Cuore del Problema, powered by Danacol.

Dislipidemia e indice di rischio delle malattie cardiovascolari

Oltre alla dislipidemia congenita (di origine genetica, ipercolesterolomia familiare e ipertrigliceridemia), sussiste quella secondaria, associata allo stile di vita scorretto (alimentazione sbilanciata a carico dei grassi saturi o dei carboidrati provenienti da cereali raffinati, scarsa attività fisica, tabacco e elevato consumo di alcol).Molti studi epidemiologici hanno dimostrato che le lipoproteine ad alta densità (HDL) hanno un ruolo protettivo contro l’aterosclerosi; raccolgono l’eccesso di colesterolo nei tessuti e negli organi e lo portano al fegato, dove viene inglobato nei sali biliari, riversato nell’intestino ed espulso con le feci.

HDL possiede anche un’azione protettiva sulla parete vascolare, per le proprietà antiossidanti, antitrombotiche, antinfiammatorie e citoprotettive. E’ diventato così un approccio innovativo contro il rischio cardiovascolare e l’aterosclerosi.

Per fare prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari, un marker affidabile si è rivelato, dunque, misurare il rapporto colesterolo totale/HDL: dovrebbe essere inferiore a 5 per l’uomo e 4.5 per la donna.

Terapia di prima scelta (alimentazione e attività fisica)

L’innalzamento del colesterolo HDL è stato ottenuto selezionando alcuni alimenti:

carboidrati a basso carico glicemico e ricchi di fibre (ortaggi, legumi, vermicelli di soia, pasta cotta al dente, pasta integrale, orzo, patate lessate, riso basmati);

apporto di proteine di origine animale (pesce, carne bianca, yogurt) e di origine vegetale (latte di soia e legumi come fagioli, ceci, lenticchie, lupini), ad una dose giornaliera pari a 1.0 gr/kg di peso corporeo;

acidi grassi polinsaturi omega 3 (pesce, crostacei e semi oleosi come noci, mandorle, nocciole, pinoli, pistacchi);

beta-glucani (fibre solubili presenti soprattutto in orzo e avena);

psyllium, pianta erbacea, contenente mucillagini e polifenoli, ad azione lassativa e antinfiammatoria;

fitosteroli (olio di mais, germe di grano, mandorle, soia, oliva, arachidi, di girasole, di noce, semi oleosi, spezie come salvia, origano, chiodi di garofano, timo, semi di aneto, paprika);

attività fisica moderata aerobica (camminare per 30 min, 5 volte a settimana).