Il fenomeno “chem sex” sta già allarmando la comunità medica europea, che già nel corso del 2015 aveva constatato la nascita e la diffusione di un’abitudine che si basava sul mescolare sostanze stupefacenti e farmaci al fine di ottenere esperienze sessuali più durature e intense.

Oltre al fatto che il mix di droghe e farmaci possono rivelarsi estremamente pericolosi per la salute di coloro che ne fanno uso, la improvvisa disinibizione sessuale potrebbe rappresentare un serio rischio in termini di aumento di malattie a trasmissione sessuale come l’Aids.

Ma cos’è il 'chem sex'?

Chem sex è un termine coniato per la prima volta in Gran Bretagna in riferimento a pratiche sessuali consenzienti sotto l’influenza di droghe psicoattive, fenomeno molto frequente tra coppie di uomini omosessuali.

Sostanze come mefedrone, acido y-idrossibutirrico e metanfetamina, assunte in pericolose combinazioni, non solo indurrebbero alla perdita dei freni inibitori ma avrebbero anche effetti lievemente anestetici e consentirebbero rapporti sessuali di lunga durata (ore o addirittura giorni) e di profonda intensità.

Il fenomeno in Italia

Il fenomeno è sotto osservazione anche in Italia, dove il team del Dipartimento di Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping del’Istituto Superiore per la Sanità sta studiando in particolare le caratteristiche dei consumatori del “chem sex”.

Oltre a coloro che ne fanno consapevolmente uso, generalmente maschi omosessuali over 30, vi sono coloro che assumono il cocktail di farmaci senza saperlo, inconsapevolmente mescolato all’alcol da persone che intendono abusare sessualmente di essi.

Gli effetti indotti dal mix porterebbero infatti ad una amnesia retrograda, in grado cioè di far dimenticare eventuali abusi sessuali subiti in fase di totale sballo e perdita di inibizioni.

In Italia al momento attuale non esistono ancora stime del fenomeno del “chem sex” a causa della riluttanza di coloro che abitualmente ne fanno uso o di coloro che pensano di esserne stati consumatori inconsapevoli.