Non vaccinazioni di massa ma una corretta informazione è ciò che serve per sgomberare l’opinione pubblica dai falsi miti e allarmismi in merito alla meningite.

E’ chiaro e dovrebbe essere scontato che il vaccino contro la meningite, malattia già presente sul territorio italiano da anni, debba essere obbligatorio, soprattutto per i bambini e le fasce a rischio. Meno scontato sembra essere il fatto che un conto è una giusta prevenzione e un conto è un inutile allarmismo.

Proviamo a fare un po' di chiarezza.

La meningite da meningococco è un'infezione batterica severa che può risultare fatale nel 50 per cento dei casi, soprattutto tra i bambini e le fasce a rischio.

La sua trasmissione avviene tramite il respiro e le secrezioni faringee prolungate. L’incubazione può avere una durata di 2, massimo 10 giorni e il contagio avviene prevalentemente in luoghi affollati e con un contatto prolungato con la persona infetta.

I recenti casi di contagio avvenuti in Toscana sono imputabili al meningococco di tipo C, presente nel nostro territorio da anni e dunque non proveniente dall’Africa. Si stima che circa il 20 per cento della popolazione italiana sia affetta da Neisseria Meningitidis, ovvero il batterio che ne provoca la diffusione, nella faringe, che funge da portatore senza di fatto contrarre la malattia.

Uno dei più importanti miti da sfatare, secondo l’Istituto Superiore di Sanità è che si tratti di una preoccupante epidemia, peraltro correlata ai migranti.

Nell’ultimo anno, infatti, i casi di contagio in Italia sono stati 190 mentre lo scorso anno sono stati 196. Un andamento stabile che non lascia pensare a un’emergenza.

Un altro dato importante è quello evidenziato dall’Istituto Mondiale della Sanità e da Medici senza Frontiere che ricordano come le campagne di vaccinazione nell’Africa subsahariana abbiano ridotto del 70per cento i casi di meningite in Africa.

La stessa MsF ha vaccinato nel 2015 oltre 300mila persone. Nessun collegamento tra i casi avvenuti in Italia e i fenomeni migratori.

Chiaro che la vaccinazione sia il principale metodo per contrastarne la diffusione e ridurre il numero dei contagi ma ci sembra il caso di disincentivare la corsa affannosa alle Asl ai pronto soccorsi, peraltro già abbastanza pieni a causa dell’ondata di influenza e responsabilizzare chi, invece che limitare, genera e alimenta questi allarmismi e falsi miti.