Questo è il secondo caso di meningite meningococcica registrato a La Spezia dopo la turista ricoverata lo scorso agosto. Un 25enne spezzino è stato ricoverato al reparto malattie infettive dell’ospedale Sant’Andrea della Spezia. L'Asl 5 ha avviato un'indagine epidemiologica per sottoporre alla profilassi consueta tutte le persone che sono entrate in contatto col giovane. Il ragazzo lavorava in un locale aperto al pubblico, il Murphy's di via Colombo, per cui tutte le persone che lo hanno frequentato negli ultimi giorni sono state allertate ed invitate a sottoporsi ai controlli.
Condizioni critiche
Il giovane ricoverato non ha dato segni di miglioramento dopo 24 ore di cure e la sua condizione è definita critica, mentre in tutta la città si sta diffondendo la psicosi da meningite.
I medici sono assediati dai pazienti in allarme anche se continuano a rassicurare la popolazione asserendo che i casi di meningite si sono sempre verificati e, a parte l’anomalia della Toscana, non abbiamo un diverso da quello normale.
Il resoconto quotidiano dei media sui casi di meningite sta creando un panico generalizzato ma non è facile rimanere tranquilli quando nella stessa città ci sono casi di meningite fulminante. Le linee guida della profilassi sono state messe in pratica per tutti coloro che hanno avuto contatti con il ragazzo almeno per alcune ore, nei dieci giorni precedenti al manifestarsi dei sintomi.
Altri casi in Liguria
Meno di un mese fa altri due pazienti del genovese sono stati ricoverati per meningite, una donna peruviana residente a Chiavari, colpita dal ceppo B ed un uomo di origini indiane. Entrambi hanno risposto bene alla terapia antibiotica e sono fuori pericolo.
La profilassi
In caso di contato con meningococco devono essere sottoposti a profilassi con antibiotico unicamente i contatti stretti e sono considerati contatti stretti coloro che, nei 7 giorni precedenti: 1) abbiano condiviso l'abitazione o un ambiente di studio (la stessa classe) o di lavoro (la stessa stanza) o lo stesso mezzo di trasporto per viaggi di alcune ore; 2) abbiano dormito nella stessa casa o mangiato allo stesso tavolo del malato; 3) abbiano avuto contatti con la sua saliva (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli) o abbiano avuto contatti ravvicinati (per esempio in condizioni di sovraffollamento o in discoteca); 4) siano stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (per esempio durante manovre di intubazione o respirazione bocca a bocca).