In questi ultimi mesi del 2017 stanno per scadere ben 13 brevetti di altrettante specialità farmaceutiche. Tra le più famose anche il Cialis, un medicinale che solo in Italia fattura circa 146 milioni di euro l'anno e che come il viagra è un farmaco contro la disfunzione erettile. Il suo brevetto scadrà ufficialmente il prossimo 12 novembre e da quella data, come anche per gli altri medicinali, si potranno acquistare farmaci generici a prezzi, ovviamente, molto più bassi. Nell'elenco sono ricompresi anche farmaci anti-ipertensione o contro l'osteo-artrosi o, ancora, l'ipertrofia prostatica benigna.

Senza parlare dei farmaci, costosissimi, utilizzati nella terapia ospedaliera. In tutto questi farmaci di fascia C totalizzavano un giro d'affari di circa 1 miliardo di euro.

Si calcola che con l'entrata sul mercato dei farmaci generici si assisterà ad un abbattimento dei prezzi, ora totalmente a carico dei pazienti, di circa il 60%. Di conseguenza, il calcolo del risparmio potenziale per milioni di consumatori è abbastanza semplice, circa 600 milioni di euro.

Altro importante farmaco interessato dal calo del prezzo

Oltre al Cialis ed al Viagra c'è un altro importante farmaco sta per perdere la tutela commerciale garantita dal brevetto e a subire, conseguentemente, un calo del prezzo di acquisto per i consumatori: stiamo parlando del Crestor, il cui principio attivo è la rosuvastatina.

Farmaco utilizzato contro il colesterolo, il suo brevetto scadrà il prossimo 30 dicembre. L'Assogenerici, l'associazione che raggruppa i produttori di farmaci generici appunto, fa sapere che sono state già effettuate le richieste necessarie per immettere sul mercato i corrispondenti generici sia del Crestor che del Cialis. E questo da parte di più di un produttore.

Le conseguenze sui farmaci originali

Anche se è previsto che nei prossimi mesi ci sia un'ondata di farmaci generici sul mercato che, comunque, sarà abbastanza graduale, la conseguenza più evidente, a causa dell'aumento della concorrenza, sarà un calo dei prezzi che si stima potrà essere dell'ordine di circa il 60%. Conseguentemente si stima anche un calo nei volumi di vendita di questi prodotti calcolato in quasi il 30%.

Nello stesso tempo, però, le case farmaceutiche non sono eccessivamente preoccupate in quanto anche se ci sarà un evidente ridimensionamento, questo non sarà tale da far perdere a questi medicinali la leadership di mercato. Anche perché gli italiani sono un popolo che spende moltissimo in farmacia.