Il numero crescente dei batteri resistenti agli antimicrobici è un dato preoccupante ed è oggetto di ripetuti allarmi lanciati dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Secondo un report pubblicato a settembre, nel mondo sarebbero 700mila i decessi causati in un anno dagli agenti patogeni antibiotico-resistenti, fra cui 250mila dovuti a tubercolosi multiresistente. Fra le cause, l’impiego eccessivo di antibiotici nelle terapie mediche e negli allevamenti intensivi. Purtroppo, le condizioni di sovraffollamento e di promiscuità in cui vivono gli animali in allevamento non permettono di evitare il ricorso agli antibiotici, essenziali per impedire il contagio fra i capi di bestiame e la trasmissione di malattie all’uomo.

Insomma, se da un lato i farmaci antimicrobici rappresentano una delle maggiori conquiste della medicina, il loro uso smodato si rivela oggi essere una delle principali minacce alla Salute mondiale.

Dall’Oms un piano d’attacco

Per contrastare il fenomeno delle resistenze, l’Oms ha implementato un programma, denominato “Global action plan on antimicrobial resistance”. Il piano si pone cinque obiettivi strategici a livello mondiale, fra cui la riduzione dell’incidenza delle infezioni, un utilizzo sempre più responsabile dei farmaci e il rafforzamento del controllo e della ricerca. Fortunatamente, diversi scienziati e gruppi di ricercatori in tutto il mondo lavorano incessantemente nel tentativo di trovare soluzioni, orientandosi spesso verso la creazione dei cosiddetti superantibiotici, ovvero nuove molecole in grado di eradicare le infezioni più insidiose.

Ioni d'argento, un rimedio antico

Un team di ingegneri biomedici dell'Università di Boston lavora da alcuni anni sull'impiego di ioni d'argento addizionati agli antibiotici già esistenti. Si tratta di un rimedio antico contro le infezioni - già utilizzato e descritto dagli antichi Greci nel 400 a.C - che agisce mandando in tilt il metabolismo dei batteri, causandone l'autodistruzione e rendendo le membrane più permeabili al farmaco.

Stando ai dati emersi dall'esperimento, pubblicati all'interno della rivista scientifica statunitense Nature, l'argento aumenterebbe fra le 10 e le 1000 volte l'efficacia dei tradizionali farmaci antimicrobici. In ogni caso, l'aggiunta di argento dovrebbe passare una serie di 'safety test', giacché il metallo in eccessive quantità potrebbe essere tossico per l'organismo. Potrebbero quindi volerci alcuni anni, prima di assistere all'effettivo utilizzo di tali farmaci nelle terapie.