Mangiare troppo in fretta può essere un "vizio" che può costarci molto caro. Infatti la velocità con cui consumiamo i nostri pasti, secondo quanto affermato da un recente studio dell'Università di Hiroshima, in Giappone, sarebbe correlata ai diversi fattori che rientrano nel quadro della cosiddetta sindrome metabolica: aumento del girovita, elevata pressione sanguigna, livelli elevati di triglicerdi e LDL (colesterolo cattivo), colesterolo HDL (colesterolo "buono") basso, glicemia a digiuno alta (livelli di zucchero nel sangue). Tutto ciò - come è ormai noto - ci predispone a diabete, malattie cardiovascolari ed ictus.

Aumento di peso e velocità nel mangiare

In occasione del convegno dell'American Heart Association 2017, tenutosi ad Anaheim (California), il Dott.Takayuki Yamaji, cardiologo dell'università di Hiroshima, autore principale dello studio, ha illustrato i risultati piuttosto allarmanti che mettono in relazione la velocità con cui consumiamo i pasti con l'incidenza della sindrome metabolica. Sempre più persone stanno sviluppando questo disturbo a causa dell'aumento dei tassi di obesità globali, avverte il National Institute of Health (NIH).

Si stima che, attualmente, oltre un terzo (il 34%) della popolazione adulta degli Stati Uniti abbia la sindrome metabolica. In Italia, secondo i dati dell’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare, tale percentuale si attesta intorno al 21-23%.

In tutto il mondo, l'incidenza della sindrome metabolica oscilla tra il 10 e l'84% della popolazione, a seconda dei vari Paesi. L'aumento di peso rappresenta, dunque, il fattore principale per quella che appare come una vera e propria pandemia globalizzata.

Lo studio su adulti giapponesi

Siamo abituati a pensare che i popoli orientali siano meno portati al consumo di "junk food", eppure i risultati della ricerca del Dott.

Yamaji ci forniscono delle interessanti risposte sulle abitudini della popolazione nipponica, non immune alle cosiddette "malattie del benessere". La ricerca ha coinvolto 1.083 adulti, di cui 642 di sesso maschile. L'età media dei partecipanti era di circa 51 anni.

Queste persone non avevano alcun sintomo di sindrome metabolica all'inizio dello studio, nel 2008, e sono state seguite per un periodo di 5 anni.

Ricorrendo ad un questionario, i partecipanti hanno fornito informazioni sul loro stile di vita, le abitudini alimentari, i livelli di attività fisica e la loro storia medica. I partecipanti sono stati poi suddivisi in tre gruppi, a seconda della velocità con cui mangiavano: mangiatori lenti, mangiatori normali e mangiatori veloci.

I mangiatori veloci hanno sviluppato la sindrome metabolica

Durante il periodo di durata dello studio, 84 persone hanno sviluppato la sindrome metabolica. Nel complesso, il mangiare troppo in fretta è stato correlato all'aumento di peso (almeno 10 Kg in più), all'incremento dello zucchero nel sangue, del colesterolo "cattivo", e ad un girovita più largo. I mangiatori veloci hanno presentato il doppio di probabilità in più di sviluppare il disturbo metabolico rispetto a quelli normali.

In particolare, coloro che consumano i pasti velocemente hanno avuto una probabilità più elevata dell'11,6% di sviluppare i fattori di rischio, rispetto ad una percentuale del 6,5% nei mangiatori normali. Invece gli individui abituati a consumare il cibo lentamente hanno registrato solo il 2,3% di probabilità di sviluppare la sindrome metabolica.

Il Dott. Yamaji ha commentato così i risultati della sua ricerca, in un'intervista pubblicata sul "Medical news today": "Mangiare più lentamente può essere un cambiamento di stile di vita fondamentale per aiutare a prevenire la sindrome metabolica [...] Quando la gente mangia veloce, tende a non sentirsi piena e ha maggiori probabilità di mangiare troppo". Secondo il ricercatore, questo risultato non coinvolge solo i giapponesi, ma anche i popoli occidentali, con particolare rifermento agli americani.