Decine di medici e scienziati non dormono sonni tranquilli in quanto sono altamente preoccupati. Ma non per una nuova epidemia che si sta, silenziosamente, diffondendo. Quanto, piuttosto, per la crescente farmacoresistenza di molti batteri a quelle che sono, a torto o a ragione, considerate fra le armi più potenti a disposizione della scienza medica, e cioè gli antibiotici.

I dati OMS

A certificarlo sarebbe, nientemeno, che la stessa OMS, l'organizzazione dell'Onu per la salvaguardia della Salute, la quale, nel suo ultimo rapporto ha lanciato l'allarme proprio a tale proposito.

Fornendo anche delle cifre precise. Attualmente, a livello mondiale, sarebbero già 500 mila i casi di antibiotico - resistenza. E, in particolare, riguarderebbero batteri abbastanza comuni e noti, come l'E. Coli e la Salmonella. Ciò che preoccupa ancora di più, poi, è che i dati presentati nel rapporto sarebbero notevolmente sottostimati dalla stessa organizzazione a causa del fatto che l'indagine copre solamente 22 Paesi e non vi sarebbero ricompresi i casi di infezione da tubercolosi. Secondo una stima del 2016, infatti, solo questi ultimi sarebbero almeno altri 500 mila circa. Quindi la cifra inizialmente stimata dovrebbe, almeno, raddoppiare ad un milione di casi di farmacoresistenza.

Le opinioni degli esperti

Parlando dei dati del rapporto Oms, Marc Sprenger, Direttore del Segretariato della resistenza antimicrobica dell'OMS, afferma che il rapporto conferma come la farmacoresistenza agli antibiotici stia diventando una questione grave in tutto il Mondo. E Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, anche se evidenzia che i dati dell'Oms sono, in effetti, delle stime, comunque ricorda come il problema della antibioticoresistenza stia diventando ogni giorno più importante.

'Questo, soprattutto, negli ospedali dove', fa notare, 'Se si diffondono infezioni, queste possono essere estremamente pericolose'.

La prevenzione possibile

Secondo Rezza, almeno a livello di presidi ospedalieri, basterebbe veramente poco per attuare un'efficace prevenzione. Secondo lo scienziato sarebbe sufficiente, infatti, lavarsi bene le mani.

Cosa molto utile anche a livello quotidiano e domestico. Comunque è necessario fare anche altro. Innanzitutto, per quanto riguarda il caso dell'Italia, ridurre l'uso degli antibiotici a quando sono strettamente necessari. Anche perché siamo tra i Paesi con il maggior numero di ceppi resistenti, compresi tra una percentuale del 25 e del 50%. E questo dato si riferisce al 2015. Il problema non è da prendere alla leggera, tanto che da una ricerca svoltasi l'anno scorso, si è chiarito che se non si inverte la tendenza in atto entro il 2050, almeno una persona su tre potrebbe morirea causa di un'infezione multiresistente agli antibiotici.