Un nuovo farmaco per la cura del tumore del colon-retto è da oggi divenuto rimborsabile dal SSN. Si tratta di un chemioterapico di terza linea che consente di combattere con buoni risultati una delle patologie cancerogene più diffuse nel nostro paese.

La nuova molecola approvata dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) è definita di terza linea in quanto destinata all’uso su pazienti con tumore al colon-retto in stato avanzato che sono già stati trattati con chemioterapia prima e farmaci biologici poi, consentendo così di evitare il ricorso alle stesse terapie di maggiore tossicità.

Come funziona il nuovo farmaco rimborsabile

Il funzionamento del nuovo farmaco rimborsabile dal SSN è stato illustrato nel corso di una conferenza stampa dal Responsabile del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Ospedale San Martino di Genova, il professor Alberto Sobrero.

La molecola è il risultato della combinazione di trifluridina e tipiracil e riesce ad inserirsi direttamente del Dna del paziente interferendo con la crescita delle cellule tumorali e prevenendone la moltiplicazione. La sua azione viene inoltre facilitata dal fatto di agire sulla malattia già indebolita dalle precedenti terapie.

Il nuovo farmaco chemioterapico rimborsato dal SSN consentirà di aumentare ulteriormente la speranza di vita dei pazienti e le possibilità di guarigione che già, negli ultimi anni hanno fatto registrare notevoli progressi.

Gli ultimi dati, infatti, riferiscono che la sopravvivenza di chi si ammala di tumore del colon-retto è passata in pochi anni da 6 a 30 mesi, mentre gli italiani ancora in vita dopo essersi ammalati sono passati dai 300 mila del 2013 al 464 mila del 2013.

Prevenzione e diagnosi precoce del tumore del colon-retto

Ogni anno sono circa 53 mila gli italiani colpiti dal tumore del colon-retto, che risulta al secondo posto dopo il cancro alla prostata per gli uomini e quello al seno per le donne.

La prevenzione e la diagnosi precoce svolge un ruolo fondamentale nella lotta alla malattia dalla quale si può guarire nel 65% dei casi. Percentuale destinata a crescere nei casi di diagnosi precoce.

Nonostante i dati positivi sull’evoluzione della patologia, sono ancora bassi i dati che riguardano l’adesione allo screening preventivo sulla ricerca di sangue occulto nelle feci: il 43% su base nazionale.

Si tratta del primo passo per scoprire il tumore prima che sia in fase metastatica, al quale fa seguito, nel caso sia stata rilevata presenza di sangue nelle feci o ci sia familiarità della malattia, una colonscopia e, eventualmente, il trattamento chirurgico.

Molta importanza nella riduzione del rischio viene data anche all’alimentazione e allo stile di vita, le cui linee guida sono state indicate dal National Cancer Institute degli Stati Uniti e prevedono la riduzione dell’assunzione di grassi al 30% delle calorie totali, limitando il consumo di insaccati e carni rosse ed aumentando quello di frutta e verdura. Per quanto riguarda lo stile di vita, sono considerate nocive la ridotta attività fisica, il fumo e il consumo eccessivo di alcol.