Diabete urbano: un nuovo allarme per gli italiani. Ha un nome che la dice lunga su quella che è la sua origine. Ci sono situazioni in cui le evidenze statistiche non possono essere casuali. Gli ultimi studi, infatti, raccontano che circa un diabetico su due vive in città. Nelle metropoli è difficile trovare persone che abbiano attitudine a rinunciare ai mezzi pubblici o alla propria autovettura. In campagna, invece, è più facile trovare persone che abbiano voglia, tempo e possibilità di fare un passeggiata tra gli alberi. E questa potrebbe essere una prima chiave di lettura che, per quanto approssimativa, fotografa alla perfezione quello che è il succo del discorso evidenziato in occasione del Congresso della Società Italiana di diabetologia svolto a Rimini.
Diabete urbano: le cose da sapere
Per dare una misura di quanto sia necessaria al più presto un'inversione di rotta, sarebbe meglio iniziare dal futuro. L'International Diabets Federation prevede che entro il 2045 il 75% della popolazione diabetica del mondo vivrà in città. L'allarme lanciato dal Sid mira a sensibilizzare l'opinione pubblica ad adottare uno stile di vita che possa allontanare i fattori di rischio di una patologia che ha complicazioni molto peggiori di quel che ci si può aspettare.
Essere a conoscenza di un problema che riguarda l'intero pianeta non è che una magra consolazione. Il Sid ritiene una necessità assoluta mettere al corrente i cittadini di quali siano i fattori di rischio e delle enormi complicazioni funzionali che può portare essere affetti da diabete.
La prima mossa si è tradotta nell'adesione al progetto Cities Changing Diabetes. Un consorzio la cui missione sarà quella di promuovere uno stile di vita che possa dirsi virtuoso e soprattutto finalizzato ad evitare di sviluppare patologie come il diabete. Fare sport, muoversi, mangiare bene, rappresentano dogmi del Benessere che dovrebbero essere alla base della vita di ogni uomo.
Al giorno d'oggi, invece, si è ben al corrente di come si debba lottare con aspetti legati ad una dieta povera di nutrienti "giusti" e con la conseguente obesità. Insieme ad altri aspetti, l'ipertensione arteriosa o la scarsa familiarità con il problema rappresentano tra i peggiori fattori di rischio per il diabete.
Diabete: un altro problema
E, a proposito di rischio, secondo il Congresso sembra essersene aggiunto un altro. Ed è quello relativo ai cosiddetti aghi low cost. Ci sarebbe, infatti, un problema derivante dagli aghi per penna da insulina. Si tratta di strumenti di scarsa qualità che non permetterebbero la possibilità di un buon controllo del diabete. Addirittura si rischierebbe di vanificare gli effetti della terapia. L'invito è quello di non far sì che low cost faccia rima con low quality.