Il caso dei migranti scappati dalla nave Diciotti ha riacceso le polemiche politiche sul ruolo degli stessi migranti nella diffusione delle malattie nel nostro Paese. Malattie che pensavamo di aver completamente debellato come, ad esempio, la tubercolosi. Proprio ieri 12 settembre 2018 il Vicepremier e ministro dell'interno Matteo Salvini ha ripreso il tema della probabile diffusione della tubercolosi nel nostro Paese facendo riferimento ad un caso verificatosi nel Vicentino. La Procura comunque si è subito premunita di tranquillizzare l'opinione pubblica affermando che sono stati rispettati tutti i protocolli di sicurezza e che, quindi, non ci sarebbe nessun rischio concreto di una possibile recrudescenza del morbo della tubercolosi.

Le origini della polemica

Matteo Salvini avrebbe preso spunto per le sue dichiarazioni su Facebook da un fatto di cronaca avvenuto nella provincia di Vicenza. Un ospite di un centro di accoglienza per i profughi nel comune di Sandrigo sarebbe fuggito: la cosa non avrebbe suscitato tanto scalpore se il migrante non fosse stato affetto da tubercolosi. Il caso è stato ripreso, inizialmente, dal Presidente del Consiglio Regionale del Veneto Roberto Ciambetti che avrebbe affermato di essere preoccupato dal fatto che nel giro di tre anni, dal 2015 al 2018, i casi di tubercolosi nella sola provincia di Vicenza sarebbero passati da 16 a 40. Anche se, subito dopo, ha precisato che il dato in questione non deve essere né sottovalutato né enfatizzato.

E si è spinto a chiedere, giustamente, una risposta alle autorità sanitarie nazionali competenti che sia, nello stesso tempo, tempestiva ed energica.

Salvini avrebbe fatto eco alle dichiarazioni del Presidente Ciambetti affermando testualmente su Facebook: "Un immigrato malato è in fuga, forse inconsapevole della gravità delle sue condizioni.

Purtroppo la tubercolosi è tornata a diffondersi". Di conseguenza, gli italiani - sempre stando al Salvini pensiero - starebbero già pagando i costi sanitari e sociali di anni di politiche disastrose e di un'invasione senza regole o controllo. Senza soffermarsi, ha aggiunto sempre il ministro, sul numero di casi del genere che potrebbero essere presenti in Italia.

Le reazioni della comunità scientifica

Ovviamente tali dichiarazioni hanno suscitato delle reazioni da parte di molti esponenti della comunità medico - scientifica. Il primo è stato Maurizio Marceca, Presidente della Società italiana di Medicina delle migrazioni, che, intervistato dall'Ansa, ha voluto precisare che in Italia non esiste un pericolo di epidemia di TBC neanche a causa degli immigrati. Ha fatto inoltre riferimento alle linee guida dell'Istituto Superiore di Sanità per il contrasto alla tubercolosi ed ha quindi chiarito che il nostro Sistema Sanitario è in grado di governare perfettamente il fenomeno.

Su una potenziale epidemia di tubercolosi è intervenuto anche il Direttore del Dipartimento Malattie infettive del §Policlinico Gemelli di Roma, Roberto Cauda, il quale ha evidenziato come a livello nazionale non si sia registrato alcun aumento di casi di tubercolosi.

D'altra parte qualunque tipo di fluttuazione statistica deve essere considerata come il frutto di fattori complessi e interconnessi. Quindi non attribuibili esclusivamente ad un unico fattore, come ad esempio la presenza degli immigrati.

D'altra parte, anche il Viceprefetto Vicario di Vicenza, Lucio Parente, nelle ore immediatamente successive aveva assicurato che tutti i protocolli di sicurezza erano stati rispettati quindi non esisterebbe nessun pericolo di contagio. Il protocollo di sicurezza, infatti, prevede di isolare i luoghi frequentati dal malato di tubercolosi, in particolare a Sandrigo, ed effettuare degli accertamenti su tutte le persone che sono venute in contatto con il malato.Nel frattempo continuano le ricerche del profugo malato che continua ad essere irreperibile in base a quanto affermato dal Viceprefetto.

Cosa dicono le statistiche

Volendo affrontare la cosa da un punto di vista prettamente scientifico le più recenti statistiche a nostra disposizione affermano che, per quanto riguarda la tubercolosi, l'incidenza della malattia è drasticamente in calo. Se, infatti, nel lontano 1955 si erano registrati in Italia circa 12000 casi di tubercolosi, poco più di 60 anni dopo nel 2016 su tutto il territorio nazionale i casi registrati di tubercolosi erano poco più di 4000. Per di più, come evidenzia la rivista online "Wired" negli ultimi 10 anni i casi di tubercolosi sono passati da 7,4 a 6,6 ogni 100 mila abitanti in Italia. I decessi sui circa 4000 casi sono circa 300 l'anno. Certamente è vero che sui casi totali è aumentato il numero degli stranieri, ma come evidenziano queste statistiche il trend generale è in diminuzione. Come dimostra anche un dettagliato rapporto dell'ISS di ben 64 pagine redatto a febbraio 2018. Se poi il trend nazionale stia cambiando è ancora tutto da dimostrare.