Il 10 dicembre il ministro della Salute Giulia Grillo ha presentato il documento di programmazione della nuova governance farmaceutica. Si tratta di un articolato documento sulla revisione del prontuario, interventi su farmaci equivalenti e biosimilari, sul funzionamento Aifa e sui rapporti con le Regioni, su attività che presentano aree di sovrapposizione tra Aifa, Istituto superiore di sanità (ISS) e Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari alle Regionali (Agenas), sui conflitti di interesse e sui prezzi dei farmaci. Preoccupato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, più ottimista Enrique Häusermann, presidente di Assogenerici.
Un team presso il ministero della Salute
Intorno al tavolo, insediato dal ministro Grillo, era presente un gruppo di esperti indipendenti, come il farmacologo Silvio Garattini, esponenti del Ministero dell'Economia e delle Finanze, del Ministero per lo sviluppo economico e delle Regioni. Tra i punti a maggiore criticità individuati nel sistema, la differenza di spesa pro capite tra le regioni – per esempio, per l’acquisto dei farmaci i cittadini campani spendono il 20% di più dei lombardi – e i troppi farmaci “fotocopia”.
Può capitare che 25 aziende producano lo stesso tipo di farmaco. Quale mantenere? Quello che funziona meglio e costa meno. Facile a dirsi, meno nell'adottare provvedimenti efficaci, perché da una parte c’è il mondo farmaceutico, che rivendica un proprio ruolo, e dall'altro quello dei prescrittori (medici) e dei consumatori finali (pazienti) che vogliono poter scegliere tra varie opzioni.
Silvio Garattini fa notare che il prontuario attualmente vigente conta più di mille farmaci ed è fermo al 2005, con un costo per il Ssn di oltre 20 miliardi di euro. Ma tutto questo sembra non dare risposte ottimali alle esigenze di salute dei cittadini.
Garattini è convinto che un nuovo prontuario si imponga eliminando farmaci obsoleti e considerati non più competitivi.
Mettere le mani su questa materia potrebbe liberare notevoli risorse. A supportare questo ottimismo c’è un dato storico: nel lontano 1993, ben 25 anni fa, la spesa farmaceutica era pari a 9.000 miliardi di lire all'anno, dopo la revisione del prontuario ci fu un risparmio di 4000 miliardi, oltre il 40%.
Adesso al Ministero pensano che avere 100 farmaci simili non risponde alle esigenze della popolazione se poi non sono disponibili risorse per i farmaci innovativi. L’orientamento è quindi quello di favorire i generici e i biosimilari, una scelta che potrebbe far risparmiare due miliardi di euro.
I punti su cui si vuole intervenire
Oltre alla revisione del prontuario, che prevede anche un intervento dell’Aifa per un migliore uso più proprio dei farmaci con dosi personalizzate, è previsto un forte incentivo alla diffusione dei farmaci generici, equivalenti e biosimilari, il cui brevetto è scaduto. Chiariamo, un farmaco equivalente è un medicinale avente “lo stesso principio attivo”, in termini qualitativi e quantitativi, del farmaco originale ma con un prezzo inferiore di almeno il 20%. Per farmaco biosimilare si intende un farmaco biologico (come per esempio gli anticorpi) la cui molecola è simile alla molecola originale ma disponibile ad un prezzo inferiore.
Altri punti del documento prevedono interventi sui “conflitti di interesse”, azione sui prezzi del farmaci, fondi ad hoc sull'immissione di farmaci innovativi, riorganizzazione di alcune strutture e procedure all'interno dell'Aifa, nei rapporti con le Regioni, con l'Iss e con l'Agenas, eliminando le aree di sovrapposizione di competenza.
Inoltre, è previsto un maggior coinvolgimento dei pazienti con più attenzione alle loro istanze, istituendo un tavolo permanente di consultazione con la presenza di rappresentanti delle associazioni dei pazienti.
La reazione di Farmindustria
Immediata è arrivata la reazione di Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria che non ritiene fondata l'opinione secondo cui tutti i farmaci sono uguali visto che ogni paziente risponde in modo differente a farmaci anche se caratterizzati da uno profilo farmacologico simile. Inoltre, il 90% dei farmaci convenzionati ha il brevetto scaduto, quindi i prezzi sono già calmierati e affidati alle leggi del mercato.
Sul fronte opposto Enrique Häusermann, presidente di Assogenerici, che già alcuni mesi fa aveva presentato una serie di proposte ora in parte recepite in questo documento, come l'esplicito riferimento ai farmaci generici che, sia in Italia sia in altri Paesi, hanno avuto il merito di liberare risorse e ampliare l’accesso alle terapie più innovative, stimolando la concorrenza nel mercato farmaceutico.
Siamo ancora all'inizio di un lungo percorso dove interessi, a volte divergenti, troveranno modo di far valere le proprie posizioni. Con l’unico auspicio che a pagare non siano sempre gli ultimi della filiera. In questo caso, i pazienti.