La scoperta del team di scienziati dell'Università di Stanford è sorprendente, i ricercatori hanno messo a punto un particolare test delle urine, in grado di diagnosticare il cancro alla vescica allo stadio iniziale. Secondo le prove fatte in laboratorio, il test sarebbe risultato funzionante nell'83% dei casi, esso va alla ricerca di particolari mutazioni del DNA ed intercetta anche le recidive. Il rivoluzionario test potrebbe consentire la salvaguardia di migliaia di persone, infatti, solo in Italia si registrano più di 30.000 casi ogni anno.

Gli affetti da questa malattia sono in prevalenza uomini, i quali, rispetto alle donne, hanno un incidenza maggiore di quasi quattro volte. L'esame, al momento ancora in fase sperimentale, risulta molto meno invasivo rispetto ai metodi classici, infatti ad oggi, il test per diagnosticare il cancro alla vescica è la "Cistoscopia", il quale consiste in una visualizzazione della vescica e, successivamente, il prelievo di una parte di tessuto al fine di analizzarlo.

Gli autori della ricerca 'rivoluzionaria'

La messa a punto del test è opera della collaborazione dei ricercatori dell'Università di Stanford e degli scienziati dello Stanford Cancer Institute, i quali hanno anche collaborato con Scuola di Medicina di Washington.

A coordinare i vari lavori erano presenti i professori Ash Alizadeh e Maximilian Diehn, esperti nel settore oncologico.

Il test delle urine

La ricerca si basa su studi precedenti condotti da Diehn e Alizedah in cui hanno dimostrato che potrebbero rilevare determinati tumori cercando frammenti di DNA di tumori circolanti nel sangue usando un metodo chiamato CAPP-Seq, un'abbreviazione per la profilazione del cancro personalizzata da profondi sequenziamento.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno modificato gli aspetti molecolari e Bio-Informatici di questa tecnica da applicare ai frammenti di DNA del cancro alla vescica trovati nelle urine. Hanno analizzato un totale di 67 adulti sani e 118 pazienti con carcinoma della vescica in fase iniziale che avevano ricevuto un'urina prima del trattamento o durante la sorveglianza.

Le recidive

Uno dei maggiori benefici del nuovo approccio potrebbe essere la sua capacità di rilevare la recidiva del cancro alla vescica dopo che qualcuno è stato curato per la malattia. "Nei nostri campioni di test, siamo stati in grado di rilevare una recidiva del tumore della vescica una media di 2,7 mesi prima rispetto a quella che si potrebbe fare con la cistoscopia", ha detto Alizadeh. Con il nuovo approccio, hanno rilevato quasi tutti i casi di recidiva di cancro alla vescica, quasi il doppio della sensibilità di cistoscopia e citologia.