Dopo un 2013 da incorniciare con il dominio al Tour de France, al Giro del Delfinato e al Giro di Svizzera, il secondo posto alla Tirreno-Adriatico dietro a Vincenzo Nibali e la medaglia di bronzo nella cronosquadre ai mondiali di Firenze il ventinovenne originario del Kenya con cittadinanza inglese, Christopher Froome cerca di "salvare il salvabile" in questo 2014 non altrettanto fortunato. Stagione che già era iniziata nel peggiore dei modi con il britannico costretto a saltare per infortunio la Tirreno-Adriatico e proseguita ancora peggio con il ritiro dal Tour de France durante la quinta tappa.

Due scivoloni sotto la pioggia hanno costretto il corridore con il numero uno sulla schiena ad abbandonare la corsa e il sogno di bissare il successo del 2013, il 9 luglio, giorno della tappa del pavé che ha dato per la prima volta al nostro Vincenzo Nibali un segnale di forza e supremazia su tutti gli avversari, una sorta di passaggio di consegne tra il passato e il presente. Ma Chris Froome non ci sta ad essere il passato e dopo essersi curato la frattura al polso torna in bici e assieme al Team Sky ridisegna la stagione che, sia singolarmente sia per la squadra, era stata pensata per portare a casa ancora una volta la maglia gialla. Dopo un mese dal quel freddo e piovoso pomeriggio ad Arenberg il britannico torna a parlare alla stampa e lo fa con Sky Sport News: "Per me e la mia squadra è stato devastante, arrivavamo da due anni di successi a Parigi, avevamo anche quest'anno molte aspettative sul tour.

Ma penso che questa sia una cosa buona per rivalutare le cose, è facile essere illusi da un falso senso di sicurezza. Come anche vincere qualcosa come il Tour de France è un'aspettativa pesante, non ci si va mai pensando di averlo in tasca". Intanto è ora di voltare pagina e pensare al futuro, Froome spera di essere tra i corridori che il 23 luglio inizieranno la Vuelta ma già pensa alla prossima stagione, non ci sta a concedere un'altra volta la passerella sui Campi Elisi a Nibali o a qualche altro rivale. "Non dover difendere il titolo per un corridore è più rilassante, il Tour è una corsa in cui sempre darò tutto e lotterò al massimo".