Il ritorno in gruppo di Alessandro Ballan con la maglia della Southeast? Per il team manager della squadra toscana, Angelo Citracca, le voci circolate nei giorni scorsi sull’imminente ingaggio dell’ex Campione del Mondo è solo un’invenzione dei media. La Southeast ha chiuso le porte all’arrivo di Alessandro Ballan citando un regolamento etico interno che vieta di ingaggiare corridori che abbiano subito squalifiche per doping. Per Ballan le porte del ciclismo professionistico sembrano ormai definitivamente chiuse.
Ballan, un lungo calvario
Alessandro Ballan è fermo ormai dalla stagione 2013, già vissuta in maniera parziale per colpa di un grave incidente.
L’ex Campione del Mondo subì poi una squalifica di due anni per una vicenda risalente a molto tempo prima e per la quale aveva già scontato alcuni periodi di sospensione dall’attività. Una squalifica molto discussa, senza nessun risultato di positività ai test antidoping, ma per essersi sottoposto a delle sedute di ozonoterapia. Ballan si è sempre difeso dicendo che il trattamento era necessario per curare una malattia e di avervi fatto ricorso dopo essersi autosospeso. La sentenza è stata molto severa, una squalifica di due anni scaduta verso la fine della scorsa stagione agonistica. Ballan ha cercato di rientrare in gruppo, di riprendere l’attività, ma senza trovare nessuna squadra interessata ad ingaggiarlo.
Il no della Southeast
La sponda buona per poter riportare Alessandro Ballan nel ciclismo professionistico è arrivata grazie alla famiglia Gastaldello, proprietaria del marchio Wilier e da sempre vicina al corridore. La Wilier fornisce da questa stagione le sue biciclette alla Southeast di Angelo Citracca. Per questo la famiglia Gastaldello ha spinto per l’ingaggio di Ballan da parte della Southeast. Le voci sull’arrivo del corridore trevigiano si sono rincorse per tutto l’inverno, ed anche Citracca nei mesi scorsi ha confermato di aver parlato con Ballan per un possibile ingaggio. Ora però la Southeast chiude definitivamente la porta a Ballan, motivando il suo no con il codice etico interno alla squadra che vieta l’ingaggio di corridori che hanno subito squalifiche per doping di almeno sei mesi nei due anni successivi alla fine della squalifica.
Una posizione che non mancherà di far discutere, visto che nonostante questo codice etico interno la squadra ha avuto molti casi di doping tra i suoi corridori, e che in un primo momento queste regole non sembravano un ostacolo per ingaggiare Ballan.