La gestione Brunel della Nazionale di Rugby, sta volgendo al termine e non si può dire che, al momento di tirare le somme, la soddisfazione regni sovrana. I primi due anni infatti hanno lasciato ben sperare, soprattutto dopo le vittorie nel Sei nazioni del 2013, ma il seguito non è stato un granché, fino ad arrivare all'ultima coppa del modo dove le due vittorie pur conquistate, non sono state all'altezza delle aspettative.

A giugno nuovo corso

A fine giugno, dopo il tour estivo, Brunel lascerà la panchina azzurra e per la successione si parla di Connor O'Shea, nel frattempo sta preparando al successore il terreno o meglio il vivaio che si troverà di fronte.

In questo inizio di Sei Nazioniabbiamo avuto occasione di vedere ben sei esordienti, quattro schierati dal primo minuto e due (Odiete e Bellini) provenienti dal campionato di Eccellenza, la massima serie italiana. Alla vigilia, la scelta di Brunel lasciava perplessi, per via del fatto che il nostro campionato ha un gap tecnico molto alto rispetto al Top 14 francese, la Premiership inglese e anche il Pro12 dove giocano le due franchigie italiane di Zebre e Benetton. E un problema che è emerso dal 2000 a oggi e, soprattutto, dall'adesione al Pro12 nel 2010 è la formazione dei talenti nostrani, per i quali, il salto dalle juniores all'eccellenza e, ai campionati professionistici è spesso lento e ha un ritardo di qualche anno rispetto alle altre compagini del Sei Nazioni; prova ne siano i risultati disastrosi della nazionale Under 20 nel torneo di categoria.

Possibilità per una nuova Eccellenza?

Tuttavia Odiete e Bellini hanno fornito un ottima prova ad alto livello e questo era già successo con Carlo Canna, mediano d'apertura che lo scorso anno ha affrontato da esordiente assoluto ad alto livello la coppa del mondo e che contro la Francia ha fatto un ottima prestazione nonostante qualche errore.

Tutti questi talenti sono emersi nel campionato di Eccellenza, alcuni senza peraltro essere passati dalle accademie federali. Come nel basket è accaduto che nonostante la discesa a picco del livello tecnico del massimo campionato, i talenti individuali sono comunque emersi. Cosa vogliamo dire con questo? Che ci sono speranze ma soprattutto ci sono i margini per fare riemergere un campionato in crisi di identità, risultati e pubblico.

Nessuno per ora ha fatto proposte in merito, ma le elezioni federali a fine anno vedranno sicuramente scendere in campo dei progetti. Una (ulteriore) riforma dei campionati è necessaria per poter sviluppare quell'alto livello che, ad oggi, è affidato esclusivamente allo sbocciare dei talenti individuali. E il rugby è sport di squadra che non vive di soli fenomeni.