Lo spot realizzato dalla Rai per promuovere le trasmissioni del Giro d’Italia 2016 sta suscitando reazioni forti. Il video che sta passando sui canali della tv di stato esalta la forza e l’eroismo dei campioni del Ciclismo in una sorta di parallelo con i motociclisti. Un dualismo che non è piaciuto al mondo delle due ruote a motore, che non ha mancato di criticare apertamente la pubblicità realizzata dalla Rai.

Ciclismo, il vero sport a due ruote

L’idea alla base dello spot della Rai per il Giro d’Italia 2016 è una sorta di pubblicità comparativa tra ciclismo e motociclismo, raccontata con toni leggendari.

Si celebrano i valori dei campioni del Giro, la loro capacità di affrontare le avversità atmosferiche, di non arrendersi di fronte a nulla e di non aver paura di cadere senza nessuna protezione. Una narrazione epica nelle lodi al ciclismo che però fa discutere nel paragone con il motociclismo e i suoi protagonisti. “Quando piove le gare non vengono mai interrotte perché il loro sudore bagna molto più della pioggia. Non indossano tute integrali per proteggersi perché per loro le ferite sono medaglie. Sono i grandi eroi del ciclismo, il vero sport su due ruote” è il messaggio dello spot Rai. Il parallelo con il motociclismo è evidente e, pur rimarcando delle differenze innegabili, suona come un voler sminuire lo sport a motore.

Federazione motociclistica: spot scorretto

Al mondo dei motori lo spot ideato dalla Rai per il Giro d’Italia 2016 non è piaciuto per niente. La logica della contrapposizione per magnificare il ciclismo e minimizzare il motociclismo è stata vista come un attacco al valore dei piloti. “La Federazione motociclistica italiana si unisce al coro di proteste emerse dal nostro settore contro lo spot che esalta il ciclismo in contrapposizione al motociclismo.

L’esaltazione di una specialità sminuendo l’altra è un’operazione superficiale e scorretta” ha sentenziato in una nota il presidente della Federazione Paolo Sesti.

E se invece più semplicemente lo spot avesse colto perfettamente nel segno creando un vortice di polemiche che si è autoalimentato moltiplicandone l’esposizione?