Da qualche anno (anzi, a dir la verità da molti anni) continuiamo a sentirci ripetere, e a nostra volta a ripetere, che il calcio italiano non è più quello di una volta. Si richiama ai fasti degli anni novanta, quando le grandi stelle del calcio mondiale sceglievano il nostro Belpaese come meta d'arrivo nella loro carriera.Ora, volendo tralasciare in questo articolo i modi e soprattutto le ragioni (soprattutto economiche) del boom del campionato di calcio italiano di quei tempi oramai andati, proviamo a confutare una volta per tutte questa tesi, diventata in breve tempo di pubblico dominio e spesso abusata, anche a sproposito.
Si pensa al ranking europeo, e subito la considerazione di cui sopra nasce spontanea: alla data del 27 aprile, nella top 10 delle squadre di calcio europee compariva soltanto un'italiana, la Juventus. Per il resto troviamo tre squadre spagnole, due tedesche, due inglesi, una portoghese ed una francese. Prima considerazione, quasi spontanea: "le squadre spagnole sono avanti anni luce rispetto alle nostre". Falso.
Infatti, il ranking UEFA si basa soltanto sulla partecipazione di club alle competizioni europee (Champions League ed Europa League) tralasciando i risultati dei singoli campionati: guardando al ranking europeo per nazioni troviamo l'Italia fuori dalla TOP3, che da diritto a quattro squadre in Champions League.
Già questa è una considerazione che inizia a minare la relazione che esiste tra il ranking europeo dei club ed i rispettivi campionati di appartenenza.
Altra considerazione da fare è la presenza di "market killer" nei campionati: guardando gli ultimi 20 anni dei maggiori campionati di calcio europei a situazione è la seguente:
Italia: 5 squadre diverse hanno vinto lo scudetto (Juventus 9 volte, Inter 5, Milan 4, Roma 1, Lazio 1);
Spagna: 5 squadre diverse hanno vinto la Liga;
Germania: 6 squadre diverse hanno vinto la Bundesliga;
Inghilterra: 5 squadre diverse hanno vinto la Premier League;
Francia: 10 squadre diverse hanno vinto la Ligue 1;
Nei Campionati nel mondo come si posizionano gli italiani?
Se andiamo quindi a valutare i campionati con maggior prestigio, ovvero quelli che le voci vogliono essere i tornei migliori, dobbiamo quantomeno affiancare la nostra Serie A a campionati come quello inglese e quello spagnolo.Poi, però, vai a rivedere la finale degli ultimi Campionati del Mondo di calcio e scopri che, su 46 giocatori presenti a referto, ben 43 giocano in Italia.
Dove?
Al primo posto la Bundesliga (dunque ne la Spagna ne l'Inghilterra) mentre al secondo posto abbiamo la Serie A. Infatti, ben 10 giocatori di quella finale (tra cui 8 argentini) militano oppure militavano a quel tempo nella massima divisione italiana.
La domanda quindi nasce spontanea: quale metro di giudizio utilizzare per valutare un campionato piuttosto che un altro? E' possibile confrontare tra loro diversi campionati? La risposta è no, non è possibile. Basti pensare che, nel 2016, abbiamo ancora campionati di calcio dello stesso continente dove la massima divisione comprende un numero di squadre diverso l'uno dall'altro (in Germania come in Olanda giocano 18 squadre, in Italia 20, in Belgio addirittura soltanto 16 squadre nella "Pro League").
Dov'è il trucco? Semplice, è questione di comunicazione: non può concorrere alla valutazione la scelta dei singoli calciatori che, giustamente, pensano in gran parte (se non completamente) al proprio portafoglio; valgono i titoli europei? Beh, l'Italia annovera una squadra che di Champions League ne ha vinte 7, senza considerare che quattroMondiali vinti non sono in molte nazioni a poterli vantare.