Accadedurante una delle tante amichevoli estive che dovrebbe far divertire e unire tutte le persone che si recano allo stadio per osservare ed incitare la propria la squadra alla vittoria. Una partita che sarebbe dovuta essere un'occasione per riunirsi e festeggiare tutti insieme si trasforma in un boato di fischi e cori razzisti nei confronti diBaldé Diao Keita, il giovane senegalese che ad ogni tocco di palla si è sentito volare addosso offese e commenti non proprio garbati. Un modo come un altro per dare agio ai tifosi di dimostrare la loro completa inciviltà.

Il tutto è stato mosso dai circa centocinquanta tifosi del Padova che si sono recati aguardare la partita della propria squadra del cuore, peccato che l'unica cosa che siano riusciti a fare sia stato proprio l'aggredire il giovane senegalese della squadra avversaria che, in tutta risposta ai cori razzisti, ha portato il dito indice davanti alla bocca facendo segno ai cori di tacere.

La risposta migliore in campo

Il giovane calciatore,Baldé Diao Keita di appena ventuno anni e meglio conosciuto come Keita, non si è lasciato travolgere da quelle ondate di insulti che, intorno al ventunesimo minuto di gioco, sono divenuti ancora più aggressivi. Ha preferito lasciar correre la cosa senza interrompere la partita, come molti altri prima di lui hanno già fatto in passato e come molti altri avrebbero fatto, preferendo il gioco all'inciviltà umana e portando il compagno di squadra Djordjevic verso la rete avversaria.

Un dito posto davanti alla bocca dopo il gol, un affronto a quei tifosi poco umani che non lo hanno lasciato in pace neanche per un istante, un gesto a mostrare la sua superiorità verso di loro. Una risposta che non ha fatto altro che aizzare ancor di più la tifoseria avversaria ma che, purtroppo loro, è servita a ben poco poiché Keita ha dimostrato di esser stato il migliore in campo in una partita che è terminata con il 2 a 1 per la Lazio. Un risultato di poco valore, soprattutto se confrontato allo scempio creato dalla tifoseria veneta. Gesti che non dovrebbero minimamente esistere durante una partita di pallone.