È ancora giallo sul caso Schwazer. Ieri, dopo un lungo processo, il TAS ha proposto la condanna di sospensione per otto anni. Ma la sentenza definitiva è stata rinviata a venerdì, giorno in cui si correrà la 20 km a cui Alex intendeva partecipare. Sarà difficile che l'altoatesino riuscirà a marciare: se la sentenza sarà venerdì avrà davvero pochissimi minuti per concentrarsi sulla gara della vita. Sempre che riesca a ottenere il risultato sperato e non vedere la sua carriera sfumare per un complotto.

Intercettazioni telefoniche

È proprio di complotto, infatti, che parla l'allenatore Donati.

E sono parole forti che non renderanno semplice la decisione finale del TAS. Secondo le intercettazioni telefoniche infatti, pare che Donati sia stato contattato da Maggio, giudice nazionale di marcia. Nelle telefonate Maggio chiedeva un rallentamento a fine gara, per consentire la vittoria ad altri. Donati si sarebbe rifiutato, ed è per questo che le analisi di Schwazer potrebbero essere state contraffatte. Parole pesanti che mettono in cattiva luce il mondo della IAAF e dell'atletica leggera.

Come quattro anni fa

Difficile prendere una posizione in merito sul caso Schwazer, data la positività riscontrata quattro anni fa alla vigilia dei Giochi olimpici di Londra 2012. In seguito ai test anti-doping,il marciatore risultò infatti positivo nonostante avesse tentato di eludere i controlli pochi mesi prima, coinvolgendo la sua ormai ex fidanzata Carolina Kostner a cui aveva chiesto di negare la sua presenza in casa.

Poi il patteggiamento della pena e il rientro ai Campionati del mondo a squadre tenutosi a Roma l'8 maggio 2016 che hanno visto al sua vittoria in3h39'00" nella 50 km.

Le analisi e la condanna

A gennaio però nuovi controlli avevano coinvolto di nuovo l'atleta nel caso Doping. Certo della sua innocenza, con l'allenatore Donati, avevano richiesto delle contro analisi che però ancora una volta ne dimostravano la positività.

Complotto o recidività?

In tanti condannano Schwazer inneggiando alla sospensione dalla carriera sportiva. Anche il campione di salto in alto Gianmarco Tamberiha in un primo tempo condannato il collega della nazionale, dichiarando che si trattava di una vergogna per l'atletica italiana. Un atleta positivo ai controlli anti-doping non merita di continuare a gareggiare e a confrontarsi con atleti "puliti".

Ma se in questo caso la IAAF avesse giocato sporco per favorire altri atleti? Magari atleti meno forti e non in grado di contrastare un campione come Schwazer, che per il suo errore ha pagato già rimanendo fermo quattro anni e infangando per sempre la sua carriera sportiva.