Le sei medaglie d’oro su dieci disponibili raccolte dalla Gran Bretagna nelle gare di ciclismo su pista alle Olimpiadi di Rio hanno fatto storcere il naso a molti rivali. I britannici avevano già dominato nel velodromo di Londra quattro anni fa, quando di ori ne avevano conquistati addirittura sette. Nel prosieguo del quadriennio la supremazia britannica si era affievolita e questo sembrava aprire le porte ad una Olimpiade più equilibrata, cosa poi clamorosamente smentita dai risultati.
Gran Bretagna, altri sei ori dal velodromo
La Gran Bretagna è riuscita quasi a ripetere il dominio incontrastato dei Giochi casalinghi di Londra.
Rispetto alle sette medaglie d’oro conquistate nel Ciclismo su pista nell’edizione di quattro anni fa è mancata solo la riconferma nel keirin femminile, anche perché la campionessa in carica Victoria Pendleton nel frattempo si è ritirata dall’attività. Le altre sei medaglie d’oro sono state tutte confermate ed è un risultato non del tutto atteso in queste proporzioni. Dopo Londra infatti il movimento britannico del ciclismo su pista sembrava aver perso il suo ruolo guida. I risultati dei Mondiali disputati tra la scorsa e questa edizione delle Olimpiadi avevano presentato un quadro molto più equilibrato, spezzando il predominio incontrastato dei britannici. A Rio invece la situazione si è ribaltata nuovamente, con la Gran Bretagna di nuovo padrona del velodromo con sei medaglie d’oro, quattro d’argento e una di bronzo.
Francesi e tedeschi, sospetti o invidia?
Il riproporsi improvviso della supremazia britannica ha sollevato molti dubbi e sospetti tra i rivali, soprattutto francesi e tedeschi. “Negli ultimi anni non andavano, ora tutti insieme sono tornati ad altissimi livelli. Non voglio accusare nessuno ma è una cosa molto discutibile” è l’opinione espressa da Kristina Vogel, l’atleta tedesca che a Rio è riuscita a battere le britanniche Rebecca James e Katy Marchant nella velocità.
“Non so cosa stiano facendo, quale sia la loro ricetta. Per quattro anni non fanno nessun risultato particolare, poi arrivano alle Olimpiadi e surclassano il resto del mondo” ha dichiarato l’allenatore dei francesi Laurent Ganè. Ma al di là dei sospetti che spesso vengono alimentati verso chi vince, sui campioni britannici del ciclismo su pista non esiste nessuna prova di azioni illecite.