Nata il 10 maggio 1979 a Diest, in Belgio, Marieke Vervoort dal 2000 soffre di una malattia degenerativa che l'ha costretta sulla sedia e rotelle.Soprannominata dai suoi connazionali "Wielemie", la sprinter belga ha un omonimo sito internet sul quale condivide con tutte le persone che la seguono la sua quotidianità.Dedicatasi prima al basket e al triathlon, Marieke Vervoort vince alle paralimpiadi di Londra nel 2012 un oro e un argento, rispettivamente nei 100 e 200 metri nella categoria T52.

Nel 2016 alle Paralimpiadi di Rio, si riconferma atleta di punta della nazionale fiamminga vincendo una medaglia d'argento nei 400 metri, sempre nella categoria T52.

Prima delle Paralimpiadi di Rio, si era diffusa la notizia della sua volontà di porre fine alla sua vita subito dopo la competizione: la medaglia paralimpica sembrava essere il suo ultimo sogno nel cassetto.Subito dopo la vittoria però, Marieke ha dichiarato di voler porre fine alla sua vita, ma non nell'immediato.La malattia degenerativa della quale soffre, infatti, le causa forti dolori cronici, tali da toglierle il sonno tanto che, come ha dichiarato lei stessa, alcune notti riesce a dormire a stento dieci minuti.

Divenuta l'eutanasia legale in Belgio dal 2002, con la firma di tre medici Marieke firma le carte già nel 2008, riservandosi però il diritto di poter ricorrere alla stessa quando la malattia sarà degenerata al punto che la sofferenza sarà insopportabile.Dopo averle tolto anche il piacere di godere dell'arte, in seguito alla diminuzione della vista, ridotta oggi solo al 20%, lo sport sembra essere per lei l'unica fonte di sollievo giornaliera: lo sport sembra farle dimenticare ansie, dolori, timori.Ma i momenti difficili purtroppo sembrano essere sempre più frequenti dato l'aggravarsi della malattia, che le causa frequenti svenimenti, da cui rinviene solo grazie alle effusioni del suo amato cane Zenn.

Le Paralimpiadi di Rio 2016 sembrano aver segnato la fine della sua carriera agonistica: l'atleta ha dichiarato di volersi adesso godere ogni momento della sua vita, di essere impegnata con il buddismo e con lo zen.Marieke sostiene di voler essere ricordata come una donna che sa anche ridere e, nonostante la malattia, la sua voglia di vivere supera ancora quella di morire: quando soffre, infatti, pensa alle cose positive.

Purtroppo quando la mente di una grande atleta è costretta a convivere con un corpo segnato dalla malattia e che soffre, la morte sembra essere l'unica via d'uscita.

Dopo aver tagliato quest'ultimo traguardo, concludendoin bellezza la sua carriera agonistica con una medaglia d'argento, nonostante il dolore, Marieke Vervoort vuole riservarsi la facoltà di poter decidere anche quando morire.Non vuole funerali, vuole solo che tutti i presenti brindino con un bicchiere di champagne: non dover soffrire più sarà per lei l'ennesima vittoria.