Un grave lutto ha sconvolto la Duo Normand, classica corsa a coppie che si è disputata ieri nel nord della Francia. Nella mattinata, durante la prova riservata agli amatori, il sessantunenne britannico Ian Bashford è deceduto in seguito all’impatto con un veicolo di supporto alla corsa, il suo compagno Peter Grey è riuscito fortunatamente a non riportare ferite gravi.

Dinamica non chiara

Come riportato dagli organizzatori della corsa, Ian Bashford è stato colpito da un veicolo quando si trovava sulla discesa finale, a solo 200 metri dal traguardo.

Secondo il rapporto di Adèle Hommet-Lelievre, un portavoce dell’organizzazione, i due corridori stavano correndo ad una velocità superiore ai 50 km all’ora (essendo in discesa) quando un veicolo di supporto di un’altra squadra è all’improvviso piombato sui due dal senso di strada opposto. Il tentativo dei due corridori di evitare il veicolo è stato vano e Ian Bashford ha avuto purtroppo la peggio. Nonostante l’intervento del personale medico della corsa e i tentavi di rianimazione durati oltre 40 minuti, il sessantunenne britannico è deceduto sul posto.

La corsa continua

Al seguito di questa tragedia gli organizzatori avevano deciso di interrompere la competizione, annullandoanche la successiva corsa dei professionisti.

Tuttavia gli amici della vittima hanno preferito che la corsa continuasse comunque e così è stato. La prova dei professionisti è stata vinta dal duo della Orica-BikeExchange formato dall’australiano Luke Durbridge e dal canadese Svein Tuft con il tempo di 1h04’12”. Si tratta della terza vittoria per i due, che replicano i successi nelle edizioni 2012 e 2013 e diventano così i più premiati di sempre.

Ovviamente il lato sportivo resta marginale e ciò che purtroppo rimane è la rabbia e il dolore per un’indicente che non doveva avvenire. Il problema dei veicoli in corsa è qualcosa che sta diventando sempre più grave nel mondo del Ciclismo. Non importa se si tratti di un amatore o di un professionista, se si tratti del Tour de France o di una corsa di quartiere, ciò che importa è che un corridore non può morire per un mezzo autorizzato che non sa stare in corsa. Questo ennesimo tragico evento dimostra come serva una regolamentazione rigida e l’introduzione di figure di controllo per l’accesso alle competizioni ciclistiche.