Novembre 2016 rimarrà a lungo nella mente del tennista scozzese, grazie alle piacevoli "prime volte". Prima volta numero uno al mondo, primo titolo di "Gran Maestro" (al primo tentativo, oltretutto, visto che nelle precedenti sette partecipazioni non aveva mai superato le semifinali) e prima volta che chiude una stagione sul gradino più alto. Il mese delle prime, nell'anno delle "seconde volte": Wimbledon e Oro olimpico.

La superiorità di #Murray in questo momento è manifesta, e la partita di ieri lo ha sancito in maniera piuttosto evidente: l'unico sussulto di #Djokovic ha preso forma quando il serbo aveva già un piede nella fossa, sotto di un set e due break.

Una reazione quasi naturale del giocatore di Belgrado, che ci ha abituati a queste impennate d'orgoglio proprio nei momenti più cupi, come un pugile alle corde che ritrova improvvisamente energie e lucidità inaudite.

La sfida che tutti si aspettavano

Tutto il mondo del tennis sognava, ormai da qualche settimana, questa finale. È stata la prima volta nella storia che nell'ultima partita dell'anno (la finale del torneo riservato ai migliori otto della stagione) i due contendenti si giocavano il primo posto finale. Qualcosa di simile avvenne nel 2000, edizione svoltasi a Lisbona, quando l'indimenticato Guga Kuerten sconfisse Andre Agassi e divenne il numero uno, scalzando il russo Marat Safin.

La sfida di ieri a Londra aveva tutti gli ingredienti necessari per scrivere pagine di storia di questo sport.

In molti si aspettavano parecchio di più da Djokovic, compresi i bookmakers, che all'unanimità lo davano come favorito. Murray era passato per il buco della serratura contro Raonic in semifinale, in un'altra sfida epica conclusasi 11/9 al tie-break del terzo set. Partita che, oltre alle infinite emozioni (3 ore e 38 minuti di gioco), ha regalato al circuito la consacrazione del canadese, in quella che, a detta di molti, è stata la sua miglior partita in carriera, in cui ha salvato vari match-point, ha recuperato due break (sul 4/5 e sul 5/6 servizio Murray), ma, soprattutto, lo ha fatto con una convinzione e con un tennis inediti. Insomma, ora sembra proprio giunto il momento di vederlo alzare al cielo un trofeo dello Slam e chissà che ciò non avvenga già nell'imminente 2017.

Sul piano prettamente tennistico, ieri Murray ha comandato dall'inizio alla fine, senza mai lasciare l'iniziativa a Nole e commettendo la metà esatta di errori non forzati del suo rivale. Vittoria schiacciante anche sul piano emotivo: lo scozzese, da gran ribattitore qual è, ha rimandato tutto dall'altra parte della rete, dalle fatiche del giorno prima alle pressioni (su tutte quella di difendere il numero 1 del ranking conquistato da appena 12 giorni) alle sensazioni di dover affrontare tutto questo davanti al pubblico di casa.

Ha vinto e convinto, meritandosi lo scettro di "nuovo Re" del tennis.