Valentino Rossi ha vinto per la quinta volta il rally di Monza. Questa volta a subire la lezione di guida del "professore" di Tavullia è stato Dani Sordo, pilota ufficiale Hyundai, che qui vinse nel 2010 e 2013 e che quest'anno ha concluso al quinto posto il mondiale WRC. Lo spagnolo, giunto a mezzo secondo dal nove volte campione del mondo, ha preceduto Marco Bonanomi, pilota lecchese con un invidiabile background nelle gare endurance, come la 24 Ore di Le Mans.
Fenomeno Valentino
Che Valentino Rossi sia un fenomeno è un dato di fatto. Per lui parlano 9 titoli in 20 anni di carriera.
Il fenomeno diventa mito se consideriamo che Valentino Rossi disputa ogni anno 16 o 17 gare da marzo a ottobre con la sua Yamaha e nell'unico mese lontano dalla sua moto è in grado di vincere in auto.
Proviamo a dare una spiegazione. Valentino è un perfezionista, con una sensibilità straordinaria e una determinazione inossidabile. Ha dominato con la Honda, ha trasformato una Yamaha MotoGP acerba e poco competitiva in una moto vincente. L'unico scheletro nell'armadio è stata la Ducati, ma la storia l'ha assolto e la moto che oggi guidano Dovizioso e Iannone lo dimostra. Il poco tempo che gli rimane lo utilizza al meglio, cucendosi addosso un'auto su misura per il rally show di Monza. Gli unici che non è riuscito a mettersi alle spalle lungo il tracciato brianzolo sono stati Sebastian Loeb (2011), Robert Kubica (2014) e Thierry Neuville (2015).
Valentino e la passione per i rally
Per anni abbiamo sentito Valentino affermare che, al termine della sua carriera in moto, avrebbe corso nei rally. Nel frattempo, non sono mancate le occasioni per vederlo al confronto con i professionisti della specialità. La prima gara la disputò nel 2002, partecipando al RAC (rally d'Inghilterra ndr.) dove alla guida di una Peugeot 206 fu costretto al ritiro per incidente mentre si trovava in 25a posizione.
Ci riprovò con la Subaru Impreza nel 2006 al rally di Nuova Zelanda, che conclude all'undicesimo posto, suo miglior risultato di sempre in un gara WRC. Ritornò a impensierire i senatori del mondiale rally nel 2008, giungendo dodicesimo al RAC inglese al volante di una Ford Focus.
Montezemolo lo voleva in F1
Nel 2009, dopo l'ultimo titolo iridato del #46, il n°9 della serie, la possibilità di intraprendere una carriera in F1 con la Ferrari sembrava a portata di mano.
L'allora Presidente Montezemolo dichiarò pubblicamente la possibilità di schierare una terza macchina per il campione di Tavullia. L'idea era di fornirla a un team satellite, probabilmente con capitali australiani o americani che avrebbe gestito il team di Valentino. A dissuadere Valentino da questa seguire questa sirena si mise di mezzo Carmelo Ezpeleta, CEO della Dorna, la società che detiene i diritti d'immagine della MotoGP e che non poteva permettersi il lusso di perdere il pilota simbolo della MotoGP.
John Surtess, l'unico iridato in 500 e F1
Sicuramente Montezemolo vide in Valentino Rossi la rappresentazione contemporanea del mitico John Surtess quando si fece possibilista nell'affidare una F1 del cavallino al pilota marchigiano.
Surtess è stato infatti l'unico al mondo a vincere 7 mondiali con la MV Agusta per poi passate in F1 e portare al trionfo la Ferrari nel mondiale del 1964. Dopo di lui ci provò anche il 15 volte iridato Giacomo Agostini, ma con risultati più modesti e limitati alla Formula Aurora, la F1 inglese, dove giunse 5° al termine della stagione 1980. Meglio del pilota di Lovere (BG) fece il venezuelano Johnny Alberto Cecotto, vincitore di due mondiali (350 e 750) nel 1975 e 1978 e vicecampione del mondo di Formula 2 nel 1981. Vinse anche il campionato italiano turismo nel 1989 e quello tedesco nel 1994 e 1998.