Nell'ultimo decennio, con la nascita di smartphone e tablet sempre più tecnologicamente avanzati nonché con l'uso sempre più diffuso dei più comuni social network, si è sviluppato un fenomeno giovanile che sta diventando ogni giorno più preoccupante: il cyberbullismo. Si tratta di una forma di bullismo già tristemente noto tra gli adolescenti, ma che ha la sua manifestazione più violenta e crudele nell'immenso mondo del web. Infatti, i cyberbulli non attaccano le proprie vittime fisicamente, ma le insultano e le accusano pesantemente e senza nessuna limitazione attraverso le piattaforme social come Facebook e YouTube.

Questa forma di violenza psicologica è molto pericolosa e sottile perché i commenti negativi, gli insulti e le accuse sono "pubblici" e a disposizione di migliaia se non addirittura milioni di persone, i cosiddetti followers. Le vittime coinvolte, quasi sempre giovani o giovanissimi ragazzi/e, che subiscono questo terribile attacco, molte volte, non sono in grado di gestire le emozioni che ne derivano e, purtroppo, commettono il più estremo dei gesti: mettono fine alla loro vita. Altri ragazzi, invece, combattono con forza questi soprusi, denunciano gli "aggressori virtuali" per porre fine alle loro violenze. È il caso di Bebe Vio, campionessa paraolimpica aggredita sui social nei giorni scorsi da bulli della rete.

Un calcio al bullismo: il match

Il 20 marzo 2017, allo Stadio Esseneto di Agrigento, si terrà il match di calcio "La partita della Solidarietà: un calcio al bullismo" che vedrà in campo le società sportive Fortitudo Moncada e SS Akragas contro la Nazionale Italiana Amici di Canale 5. Dopo il successo della passata edizione, la manifestazione sportiva verrà riproposta al fine di coinvolgere, quanto più possibile, ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori, genitori ed educatori affinché questa piaga della società moderna non possa più nuocere a chi, per sua sfortuna, ne viene coinvolto e che si possano attuare progetti educativi presso le scuole volti a limitare la diffusione di questo orribile fenomeno.

I giovani sono il cuore del futuro, il motore del rinnovamento culturale e devono essere protetti ed incoraggiati a migliore sé stessi e il mondo che li circonda. Crescere ragazzi che comunicano con la violenza non è solo il cattivo di un educatore, ma il fallimento di un intero sistema di valori che un Paese civile non può e non deve permettersi di compiere.