Sono passati esattamente 13 anni da quella maledetta sera del 14 febbraio 2004 in cui fu trovato il corpo senza vita di Marco Pantani nella stanza del residence di Rimini. Tredici lunghissimi anni per la precisione; fiumi d'inchiostro sono stati scritti a proposito della scomparsa del pirata, ma ciò nonostante, ancora si è molto lontani dal fare chiarezza sulla vicenda. Solo recentemente è emersa la terribile verità che ha fatto luce sulle accuse di doping contro Marco scagionandolo, ma un pesante velo di mistero resta invece attorno alla sua morte che presenta ancora molti lati oscuri.

Quello che non è difficile capire invece, è quanto Marco Pantani sia amato e ricordato con passione ancora oggi da milioni e milioni di sportivi di tutto il mondo.

13 anni senza Marco Pantani

Marco Pantani, "il Pirata" di Cesenatico, continua a rimanere nel cuore di chi conoscendolo, lo ha inevitabilmente amato e continua ad amarlo. In ogni tappa del Giro d'Italia come in quelle del Tour de France, in ogni edizione, su ogni salita, aleggia inevitabilmente il ricordo, il fantasma buono e sorridente di Marco Pantani. Ad ogni rampa, ad ogni passo alpino, riaffiora ogni volta sulle labbra dei tifosi, il nome dell'indimenticato Pirata. Perché lo sanno tutti da sempre; quelle sono le terre del Pirata.

Ancora oggi chiudendo gli occhi su quelle strade, lo si può vedere scalare le vette più impegnative con quella caparbietà e quella determinazione che lo ha sempre contraddistinto. Ascoltando il vento, si può sentire il suo respiro, e Marco Pantani vive attraverso quelle straordinarie emozioni che ha saputo regalare ai propri tifosi e a tutti gli sportivi, lanciandosi in imprese epiche appena la strada impennava.

Perché Marco era un pirata buono che si è gettato per migliaia e migliaia di volte all'arrembaggio, conquistando milioni e milioni di cuori in tutto il mondo. Non possiamo dimenticare il duello straordinario tra lui e Pavel Tonkov che ha avuto un sapore epico sulle dolomiti nel Giro del 1998. In quell'anno Marco Pantani firmò l'impresa straordinaria aggiudicandosi l'accoppiata Giro-Tour battendo ripetutamente Armstrong, il texano che non lo ha mai amato ed è facile capirne le ragioni.

Come indimenticabile rimane il ricordo di quella spettacolare e straordinaria rimonta nella tappa Raconigi-Oropa nel Giro del 1999 quando fu fermato da un salto di catena sulle prime rampe. Marco senza attendere l'ammiraglia sistemò la catena per poi lanciarsi all'inseguimento del gruppo riprendendolo e andando a vincere in solitaria dopo aver polverizzato uno a uno gli avversari. Ma sono molti i gesti atletici come questo di questo meraviglioso atleta, perché Marco Pantani era questo.

"Il Panta" era uno scricciolo minuto e riservato, ma da buon Romagnolo sempre cortese e incline alla battuta. Impossibile non volergli bene. Era un piccolo uomo che però diventava un gigante insuperabile quando si alzava sui pedali della sua Bianchi.

Ascoltando i racconti di chi lo ha visto nascere e crescere, si percepisce tutta la tenacia, la forza di volontà ferrea, l'umiltà e la generosità di questo Straordinario ragazzo. Ma questo era il cuore grande di Marco Pantani che lo portava a lavorare e ad amare quello che faceva, tanto da esporsi sempre in prima persona mettendoci la faccia per difendere ciò che più amava al mondo; la bicicletta. La straordinaria forza di Pantani stava nel suo cuore grande come quello della sua terra. Marco lo sapeva ed era capace di farti sobbalzare dalla poltrona davanti alla Tv ogni volta sulla sella della sua bicicletta. Marco Pantani ha avuto la capacità di entrare nel cuore della gente, e nessuno potrà mai strapparlo da quel posto.

Oggi sui passi alpini dalle Alpi alle Dolomiti, dagli Appennini alla Carpegna, chiunque lo abbia visto attaccare, ricorderà quelle strade come "Le terre del Pirata". Per chi lo ha amato invece, Pantani è un eroe senza tempo, uno di quegli eroi che diventano immortali.