Il suo book è composto da foto di copertina delle più famose riviste di moda, insieme a modelle altrettanto glamour, ma anche di primi piani con barba e sopracciglia ghiacciate durante una maratona corsa a 40 gradi sottozero. Lui è Michele Graglia, ligure, classe 1983 ma già almeno un paio di 'vite' alle spalle. Vite che Folco Terzani, scrittore, documentarista e, en passant, figlio del giornalista Tiziano Terzani, ha deciso di ripercorrere nel libro “Ultra. La libertà è oltre il limite” edito da Sperling e Kupfer, uscito in libreria lo scorso 2 maggio 2017 e presentato recentemente nella sala Arengo del Comune di Ferrara.

Vita da modello

Michele cresce in Liguria e sembra destinato a seguire l'azienda di famiglia che si occupa di export di fiori (vita numero 1). Un bel giorno, a 24 anni, decide di partire e trasferirsi a Miami, durante un temporale si rifugia in un locale e qui incontra un agente di moda che lo nota e lo trasforma in un super modello (vita numero 2). Michele viaggia, abita in tante città, vive in una bolla di semiperfezione fatta di feste e di belle cose, poi nel 2009 si trasferisce a New York e qualcosa si spezza. Si sente improvvisamente solo, anche tra 8 milioni di persone, insoddisfatto pur avendo tutto, evidentemente ha bisogno di altro e ancora una volta il destino decide di aiutarlo: una nevicata lo costringe a rifugiarsi in una libreria dove la prima cosa che nota è l’immagine di un libro su un ultramaratoneta, Dean Karnazes.

Lo prende come un segno, compra il libro, lo legge e rilegge e si convince di essere simile al protagonista e poter seguire le sue orme. Inizia ad allenarsi e 5 mesi dopo, il 13 Maggio 2011, si presenta alla sua prima ultramaratona (la specialità sportiva che supera il percorso della maratona tradizionale, fissato a 42,195 km): la Keys Cento, 160 chilometri che si snodano tra le omonime isole della Florida.

Parte bene ma al 140esimo chilometro crolla e si risveglia in ambulanza con tutta la famiglia attorno che lo implora di non fare mai più una cosa del genere. Ovviamente lui non segue il consiglio ed inizia la sua vita numero 3.

Vita da ultramaratoneta

Dopo aver capito come ci si prepara a un'ultramaratona, con il giusto allenamento e una corretta nutrizione, con lo stretching e lo yoga, allenando non solo il corpo ma anche la mente, ci riprova e sceglie due corse estreme e opposte: la Yukon Artic Ultra, in Canada, dove si corre per 160 chilometri in mezzo a ghiaccio e neve con temperature che possono toccare anche i -40 gradi, e la Badwater, che invece dipana i suoi 217 chilometri nella Valle della Morte in California, in un deserto che di giorno registra temperature attorno ai 50 gradi.

Vince la prima, dopo aver corso 18 ore al buio e aver incontrato da molto vicino una famiglia di lupi, torna a casa con i geloni, la trachea bruciata e problemi alle cornee, ma anche con la consapevolezza di essersi rigenerato, di aver ritrovato se stesso, di essere andato oltre (ultra) i propri limiti, di non essersi arreso. La seconda non la vince ma la conclude, quando il caldo è talmente secco che gli brucia il naso e anche di notte il termometro segna 47 gradi: è già un grosso risultato: “Da queste esperienze ho capito che possiamo fare molto di più di quello che pensiamo e questo mi ha cambiato la vita”.

Michele non si è certo accontentato della corsa più fredda e di quella più calda del mondo, ne ha anche inventata una lui: la Milano – Sanremo.

“Se si può fare in auto e in bicicletta perché non correndo?”, si è domandato e così nel 2014 ha percorso 285 chilometri in circa 30 ore ed è arrivato primo.

Verso le montagne più alte, i deserti e il resto del mondo

Michele Graglia e Folco Terzani si sono incontrati, guarda caso, dopo una maratona e anche se all’apparenza sembravano così diversi in realtà hanno scoperto di aver molto in comune e Folco ha deciso di raccontare la storia di Michele: “Molti di noi hanno tutto eppure non abbastanza, quando hai troppo ti svuoti dentro – spiega Terzani - la corsa, a piedi nudi come la vivo io, ti riavvicina alla madre terra, alle nostre origini, lo fai solo per te stesso, non certo per essere come Usain Bolt!

Correre è l’atto più semplice per riprendersi in mano la vita e fare crescere la propria volontà”. E in futuro dove si corre? Per Folco l’appuntamento potrebbe essere con la sua prima ultramaratona mentre Michele ha in mente (e sicuramente nei piedi) il Tor des Geants in Valle d’Aosta, 330 km per un totale di 24.000 metri di dislivello positivo e poi i grandi deserti e…tutto il resto del mondo.