Il Tourist Trophy è tra le più antiche corse motociclistica del mondo e si disputa a inizio giugno sull'Isola di Man, a circa 35 km dalla costa scozzese e poco di più da quella irlandese.

Nata nel 1907 come corsa automobilistica, si è successivamente converita al motociclismo e inserita come prova del mondiale velocità fino al 1976. La gara si corre sulla strada principale dell'isola attraverso un anello che tocca Douglas, la capitale, Ramsey e Glen Ellen, per un totale di 61 km circa, da percorrere fino a 4 volte.

Un tracciato terribilmente veloce, che i migliori riescono a fare in meno di 17 minuti a una media di oltre 213 km/h.

Il minimo sbaglio si paga, a volte con la vita, com'è successo quest'anno a Davey Lambert (48), Alan Bonner (33) e Jochem van den Hoek (28).

Un mondo a parte

Famosa per essere stata nella black list dei paradisi fiscali, l'isola di Man oggi è ancora un vero paradiso per gli appassionati di motociclismo. Le motociclette sono, infatti, l'evento più importante per un luogo noto altrimenti per una curiosa razza di gatti senza coda ormai assuefatti al rombo di centinaia di moto che sfrecciano a oltre 200 all'ora fin dalle prime luci dell'alba.

Qui gli idoli non sono Valentino, Lorenzo, Pedrosa o Marquez, ma Michael Dunlop, Guy Martin, Peter Hickman, John Hutchinson e Michael Rutter, solo per citare i più noti.

L'ultimo italiano a trionfare sul tracciato del "Mountain" fu Giacomo Agostini che partecipò in sella alla MV Agusta nel 1969 e vinse nella classe 350 e 500. Ma non vi ritornò più se non per presenziare come testimonial nella Classic TT.

Le moto italiane si sono sporadicamente prodotte in exploit grazie anche alla passione dei preparatori locali.

Tra questi il successo più eclatante è datato 2 giugno 1978, quando Mike "the Bike" Hailwood trionfò con la Ducati 900 SS.

Giapponesi, italiane o tedesche, tutte le moto in pista oggi derivano dalla normale produzione di serie e sono sapientemente preparate per andare a velocità da GP su strade normalmente aperte al pubblico che, seppur in condizioni nettamente migliori di quelle italiane, sono state progettate per guidare alla velocità massima di 90 km/h.

Su queste stesse lingue d'asfalto, Michael Dunlop quest'anno è stato cronometrato a 190 miglia (305 Km/h), velocità che seppur lontana da quanto esprimono le MotoGP contemporanee è vicina alla pazzia se pensate che è stata sviluppata tra cartelli stradali, tombini, binari, marciapiedi e segnaletica orizzontale.

Vincitori e vinti

Michael Dunlop ha vinto facilmente la classe regina, la Senior TT impiegando, in sella alla rinnovata Suzuki GSXR, 1h, 9 minuti e spiccioli per compiere 4 giri del tracciato (Oltre 240 km!)

Il 28enne irlandese, nipote del leggendario Joey Dunlop, ha battuto di oltre 13 secondi il sorprendente pilota della BMW S1000RR Peter Hickman mentre sul gradino più basso del podio è salito Dean Harrison in sella alla Kawasaki ZX10-RR.

Quest'anno il leitmotiv era il ritorno di Guy Martin, il pilota più amato dai media inglesi. Meccanico di camion, ha conquistato 15 podi ma non ha mai vinto al TT. Deve la sua popolarità alla TV grazie a un documentario di successo intitolato "Closer to the Edge" e con la serie Speed sul Channel 4, dove raggiunge vari record di velocità sui mezzi più strani.

Il suo rientro alle competizioni si concluso con una cocente delusione per i suoi fans, dimostrando poco feeling con il team Honda e cadendo nel giro d'inizio. Neppure nella gara con le moto elettriche è riuscito a riscattarsi, vinta dal meno quotato compagno di squadra Bruce Anstey. Ritornerà al TT? Lo sperano in molti, soprattutto i media.

Paton: a volte i sogni si avverano

Tra le numerose categorie che si sfidano lungo il tracciato britannico, vi è anche la categoria Lightweight, che racchiude le bicilindriche fino a 650cc. Il vincitore è stato il 45enne Michael Rutter, un altro leggendario nome del TT, che qui ha trionfato nel lontano 1998. Ha vinto anche due volte nella categoria delle moto elettriche, ma non ama ricordarlo, quasi si trattasse di un incidente di percorso in una carriera che lo ha visto sul podio 14 volte e dominare più volte la North West, una gara simile al TT che si svolge in Irlanda. Ma questa è un'altra storia.

A sorprendere non è quindi il pilota, un vecchia volpe dell'isola, ma la moto: la Paton, nome nato dalle iniziali dei fondatori Pattoni e Tonti.

Due senatori del motociclismo, il primo, Peppino, è stato un tecnico verace innamorato delle corse, mentre il secondo, Lino un geniale progettista che ha siglato le più importanti moto italiane, come la Moto Guzzi V7.

Il marchio Paton si è sempre espresso nelle competizioni con una particolare attaccamento per il TT dove vanta un terzo posto conquistato nel lontano 1964 con Nello Pagani nella classe 350. Successivamente, dopo molte sofferte stagioni in GP500, la scomparsa del fondatore Peppino Pattoni e l'avvento della MotoGP, la Paton stava per scomparire.

Ma quando il destino ormai sembrava segnato, il TT ha fatto ripartire la favola della Paton. L'isola di Man era infatti l'unico circuito dove potevano ancora correre le moto a due tempi 500 del mondiale GP e da qui è cominciata la rinascita della piccola factory milanese.

Dalla 500GP alla bicilindrica replica del 1968 per il Classic TT, la Paton è una presenza fissa del TT dal 2007. Dal 2014 produce in piccola serie un modello stradale che ora anche la moto da battere nella sua categoria.

A volte i sogni si avverano.