Dalla clandestinità al Giro d'Italia. La bellissima storia di Awet Gebremedhin, corridore eritreo di 25 anni, sembra destinata a concludersi con un lieto fine. Ha vissuto momenti difficili nella propria vita, ma, a distanza di qualche anno, Gebremedhin potrebbe finalmente realizzare il suo sogno.

Awet Gebremedhin: un rifugiato al Giro d'Italia

Arrivato in Italia nel 2013 per correre una corsa dilettantistica, Gebremedhin decise, da allora, di non mettere più piede in patria e di vivere, consapevolmente, la sua vita da clandestino, nella speranza di ottenere lo status di rifugiato.

Ma le cose, evidentemente, non andarono come lui sperava e per questo decise di fuggire in Svezia. Nel Paese scandinavo, il corridore riuscì a nascondersi a casa di un amico per un più di anno, dopo il quale riuscì a superare l'esame che lo riconobbe come rifugiato. Da allora, ricominciò a pedalare e ad allenarsi duramente, nel tentativo di inseguire il sogno, che sembrava ormai svanito, di diventare un ciclista professionista.

Ma il giovane eritreo è sempre riuscito a tenere duro e a non mollare neppure nei momenti più difficili. Le prime performance di Gebremedhin sono state così buone da indurre Davide Rebellin a chiamarlo con sé alla Kuwait-Cartucho. Dopo soli dodici mesi, però, la squadra arabo-spagnolo ha annunciato, lo scorso 30 dicembre, di aver chiuso i battenti e di aver svincolato tutti i suoi corridori.

Una decisione che ha rappresentato una vera e propria doccia fredda per molti componenti del team, ma non per Gebremedhin, il quale a distanza di pochi giorni dal fallimento ha firmato un contratto con la Israel Cycling Academy, squadra di cui sarà capitano dopo l'addio del turco Ahmet Orken. Il team israeliano parteciperà, con ogni probabilità, al Giro d'Italia 2018 in virtù di una wild-card.

Gebremedhin: "Gioia indescrivibile, ce l'ho messa tutta"

"Ce l'ho messa tutta, ma mai avrei immaginato di avere la possibilità di correre il Giro d'Italia e di giocarmela con corridori che consideravo inarrivabili. Indossare la maglia di una squadra importante e che parteciperà ad una grande corsa a tappe è una gioia indescrivibile", le parole di Gebremedhin, il quale poi spende parole al miele anche per i Paesi in cui ha vissuto clandestinamente: "Italia e Svezia sono nel mio cuore.

I primi periodi in cui sono arrivato sono stati durissimi e non sono riuscito a salire in sella ad una bicicletta per oltre un anno. Dopo essermi nascosto in Svezia, quando mi diedero la stato di rifugiato, non avevo soldi per comprarmi una bici. Così, per tre mesi ho raccolto bottiglie di vetro per il riciclo e sono riuscito a racimolare il denaro necessario ad acquistare una bici e un casco".

Una splendida storia, dunque, che molto probabilmente diventerà una "favola" con la partecipazione del 25enne alla prossima edizione della corsa rosa.