Nella nostra penisola la battaglia delle tante associazioni che si impegnano per garantire ai ciclisti una tutela da parte della legge è ancora in atto: più volte si è andati vicini alla definitiva stesura di una legge "salva ciclisti", ma tutto si è sempre concluso con un nulla di fatto.

Altrove la situazione è diversa, molti sono gli stati in cui la salvaguardia dei ciclisti è legge da tempo, altri sono gli stati in cui l'introduzione di una legge è imminente, uno di questi è l'irlanda: qui la campagna è stata portata avanti dal gruppo "Staying Alive at 1.5" (con un chiaro richiamo al tanto agognato metro e mezzo) ed ha visto il governo accettare di legiferare a tutela di chi pedala.

L'Irlanda punisce chi sorpassa un ciclista senza rispettare la distanza di sicurezza

In breve, sarà contro la legge sorpassare un ciclista senza rispettare la dovuta distanza di sicurezza che è stata quantificata in un metro nelle strade con limite di velocità pari a 50 km/h ed un metro e mezzo nelle strade in cui il limite di velocità supera i 50 km/h.

Per i trasgressori sono previste pene pecuniarie (80 euro) alle quali si somma la decurtazione di tre punti dalla patente. Ovviamente è previsto un rafforzamento dei controlli da parte della Garda, la polizia irlandese, che verrà dotata di appositi strumenti per misurare l'effettiva distanza del sorpasso; tuttavia non è il "punire" il vero intento della legge: ciò che tutti auspicano è che l'introduzione di una legge ad hoc porti gli automobilisti ad avere un rispetto maggiore per i ciclisti, a prescindere dalle sanzioni.

Il ministro irlandese di trasporti, turismo e sport, Shane Ross, si era più volte detto scettico sull'applicabilità e sull'utilità di una legge di questo tipo, la spinta definitiva è stato l'impatto mostruoso dei numeri, che hanno visto nel 2017 un aumento del 50% dei sinistri che coinvolgevano dei ciclisti, con quindici persone che hanno lasciato la propria vita sull'asfalto.

Tuttavia resta acceso il dibattito sul cosa sia più giusto fare: a chi chiede l'immediata introduzione della legge, c'è chi si oppone sostenendo che il vero successo sarebbe l'educazione degli automobilisti, non la loro criminalizzazione. Lo stesso ministro, tirato in causa da un report dell'ente che vigila sulla sicurezza stradale, nel quale si metteva in dubbio la reale utilità del metro e mezzo, ha argomentato affermando che, in primis, il suo compito è quello di legiferare ed è ciò che si appresta a fare e, in secundis, che la grave situazione legata all'inquinamento atmosferico mostra un evidente bisogno di più biciclette e meno automobili, ma perché ciò si verifichi è necessario rendere le strade un posto realmente sicuro e accessibile.