La vittoria al Giro d'Italia di Chris Froome resterà nella storia come uno dei momenti indimenticabili del 2018 del ciclismo, soprattutto per quella epica cavalcata solitaria nella tappa con il Colle delle Finestre. Per il capitano della Sky è stato durissimo arrivare alla maglia rosa, non solo per la situazione di classifica che si era creata fino a poche tappe dalla fine, ma anche per i problemi fisici di cui ha sofferto.

Froome è caduto un paio di volte nella prima settimana di corsa, e in alcuni momenti è stato sul punto di staccarsi ed uscire di classifica.

Froome, che sofferenza a Gualdo Tadino

Il Giro d'Italia di Chris Froome era iniziato nel peggiore dei modi, con una scivolata ancora prima di partire davvero durante la ricognizione del percorso della cronometro inaugurale di Gerusalemme. A quel colpo se n'era aggiunto poi un altro nel finale della tappa di Montevergine. Il fuoriclasse britannico ha rivelato in un'intervista a "Cycling Weekly" di aver sofferto molto nella fase centrale della corsa rosa a causa di quelle cadute, e di aver rischiato di staccarsi dal resto del gruppo

Particolarmente difficile è stata la tappa numero 10, quella di Gualdo Tadino, su un percorso non durissimo ma costellato di diverse salite e lungo ben 239 km. La corsa iniziò in maniera scoppiettante con la crisi di Esteban Chaves e vide nel finale l'attacco vincente di Matej Mohoric.

Froome, quel giorno, riuscì a salvarsi a fatica, e gli avversari non si resero conto che avrebbero potuto eliminarlo alzando semplicemente il ritmo in testa al plotone.

"Il finale era piatto, ma l'inizio della tappa era impegnativo ed io stavo combattendo con un bel po' di dolore dopo l'incidente di Gerusalemme", ha ricordato il campione inglese, che per quelle cadute di inizio corsa non riusciva più a trovare la giusta postura in sella. "Non ero equilibrato, sentivo che una gamba lavorava più forte dell'altra, avevo un sacco di dolore all'esterno della gamba, soprattutto sul ginocchio - ha svelato Froome - Ho pensato che se fossimo andati più forte mi sarei staccato dal gruppo. Ho cercato di nascondere quanto mi faceva male".

'L'ultimo blocco di montagne era la chiave'

Con il passare dei giorni, la situazione fisica di Froome è decisamente migliorata. "Dopo il secondo giorno di riposo mi sono sentito in ascesa. Ho fatto una cronometro decente e quell'ultimo blocco di montagne era la chiave", ha raccontato il quattro volte vincitore del Tour de France. Oltre ad aver superato i problemi derivati dalle cadute, il ciclista britannico ha anche beneficiato di una piccola perdita di peso che lo ha riportato vicino alla sua forma ideale. Se a Gualdo Tadino il suo peso era di 69,3 kg, nell'ultima settimana era sceso a 68,9 kg, appena superiore al suo target perfetto di 68,5 kg.

Froome ha così trovato la condizione per stravolgere la corsa, attaccando sul Colle delle Finestre ad 80 km dall'arrivo della tappa di Jafferau.

Il capitano della Sky si è detto convinto che quell'impresa non sia stata dovuta solo alla sua forza e alla perfetta pianificazione della squadra che ha dislocato i membri dello staff su tutta la salita per rifornirlo adeguatamente, ma anche ad una serie di fattori tattici.

I rallentamenti di Pinot e Reichenbach in discesa, la lotta per la maglia bianca tra Carapaz e Lopez, e l'indecisione di Dumoulin, hanno reso poco efficace la rincorsa, consentendogli di guadagnare tanto terreno: "Se Dumoulin fosse entrato in modalità cronometro a quel punto sarebbe stata una corsa a due per 80 km. Probabilmente mi avrebbe battuto e certamente non lo avrei battuto di oltre tre minuti - ha analizzato Froome - Lui stava cercando di convincere gli altri a collaborare piuttosto che mettere tutte le sue energie, è lì che ha perso la gara".