Le speranze di coronare il sogno di essere al via della Parigi Roubaix vent’anni dopo il trionfo del 1999 sono definitivamente svanite per Andrea Tafi. L'ex corridore della Mapei aveva annunciato nei mesi scorsi di voler tornare a gareggiare da professionista nonostante i suoi 52 anni per correre di nuovo la corsa del suo cuore, la Roubaix. Tafi non è però riuscito a convincere nessuna squadra ad ingaggiarlo per questo progetto un po’ "folle" ed ora una caduta rimediata in una corsa amatoriale vicino a casa ha cancellato le ultime flebili speranze di trovare un team in extremis.
Tafi: ‘Forse non era destino’
Il progetto di Andrea Tafi, tornare a correre la Parigi Roubaix a 52 anni, ha fatto molto discutere nel mondo del Ciclismo durante l’inverno. Quel sogno che qualcuno ha bollato come patetico e da qualcun altro è stato applaudito, è definitivamente tramontato domenica scorsa quando l’ex Campione d’Italia è caduto mentre partecipava ad un evento amatoriale in Toscana, “La Classica di Primavera” di Ponte a Cappiano, vicino alla sua Lamporecchio.
Tafi non è riuscito ad evitare un altro ciclista che lo precedeva e che ha frenato bruscamente. Il 52enne toscano è finito a terra procurandosi la frattura della clavicola. L’ex campione della Mapei non aveva mai subito nessuna frattura nella sua lunga carriera, fatto abbastanza raro per un ciclista professionista, ed ha preso questo incidente con filosofia, ben sapendo che ormai le possibilità di correre la Roubaix erano già quasi del tutto azzerate.
“Forse non ero destinato a correre la Roubaix per l’ultima volta” ha dichiarato in un’intervista a Cyclingnews.
‘Volevo solo correre per un giorno’
Tafi non dovrà operarsi per questa frattura, ma non ha il tempo per recuperare e riprendere ad allenarsi prima della Roubaix del 14 aprile, senza contare il pericolo di correre sul pavè dopo questo infortunio.
“Se fosse stata una normale gara su strada avrei potuto allenarmi sui rulli ed essere ancora competitivo, ma i medici mi hanno consigliato di non correre sul pavè un mese dopo la frattura” ha spiegato Tafi, che ha tirato un bilancio di questa avventura finita con amarezza. “E’ un peccato ma la vita va avanti. Il ciclismo mi ha insegnato a lottare dopo le avversità.
Ho sacrificato cinque mesi della mia vita per allenarmi duramente ed essere pronto a correre. Ero pronto, ma ora posso solo leccarmi le ferite e guardare al futuro. Ma non ho nessun rimpianto” ha dichiarato il vincitore della Roubaix del 1999.
Tafi ha voluto anche rispondere ai tanti giudizi negativi che gli sono piovuti addosso in questi mesi, anche da parte di molti ex colleghi che hanno giudicato fuori luogo, se non patetico, questo suo progetto. “Le critiche mi hanno ferito perché non volevo rubare i riflettori ai corridori attuali o prendere il posto di un corridore più giovane. Volevo solo gareggiare per un giorno, festeggiare tutto ciò che è bello nel ciclismo e mostrare a tutti che possiamo correre anche a più di 40 anni” ha replicato Tafi.